La biodiversità rappresenta un enorme patrimonio in termini di specie, razze, cultivar ed ecotipi variamente distribuiti nei differenti ecosistemi. La moderna società direttamente o indirettamente è legata a tale diversità che risulta sempre più essere sinonimo di salvaguardia di ambiente, salute, benessere e sicurezza alimentare. Esistono tre livelli in cui si estrinseca la biodiversità. Si può parlare infatti di differenziazione degli ecosistemi, di numerosità delle specie ed infine di variabilità genetica all’interno della singola specie. Tutti questi livelli sono ugualmente importanti e, nel corso degli anni, hanno subito in misura analoga una marcata depauperazione. In ambito agricolo, per millenni, le popolazioni hanno cercato di migliorare le produzioni coltivando differenti specie ed ecotipi favorendo la diversificazione alimentare e la stabilizzazione colturale. Questo ingente patrimonio è però andato incontro ad un fenomeno di erosione favorito da numerose cause quali l’antropizzazione rapida di nuove aree a seguito della crescita demografica; la specializzazione colturale esasperata, l’accentuato sfruttamento delle risorse, l’inadeguata conoscenza degli ecosistemi e degli equilibri che li regolano, l’inquinamento ambientale e l’espansione dei consumi. La perdita di variabilità genetica non interessa solamente i paesi industrializzati né si limita ad alcune aree geografiche ma, negli ultimi 50 anni, ha iniziato a coinvolgere tutti i continenti ed in misura preoccupante i paesi in via di sviluppo. Numerose sono le proposte di strategia globale di salvaguardia della diversità biologica a livello locale, nazionale ed internazionale, tutte basate su alcuni assunti principali:  sviluppo di una coscienza e di una politica di conservazione che non prenda in considerazione solamente gli aspetti biologici e naturalistici del problema ma si soffermi anche sull’elaborazione di politiche economiche di sostegno;  coinvolgimento delle popolazioni locali in qualità di conoscitori degli ecosistemi, delle modalità d’uso e di gestione delle risorse e delle tradizioni;  rafforzamento ed estensione dei mezzi di conservazione attraverso l’evoluzione del concetto di conservazione ex-situ, in-situ, on-farm e l’implementazione di banche dati e di sistemi d’informazione;  rafforzamento delle capacità umane di utilizzare la diversità biologica in modo sostenibile con l’aumento della diffusione e divulgazione delle conoscenze sulla biodiversità tra la popolazione per evitare un appiattimento culturale dovuto in larga misura all’effetto della globalizzazione delle abitudini alimentari;  pianificazione nazionale e cooperazione internazionale in quanto ciascun paese può da solo intraprendere politiche di salvaguardia del proprio patrimonio genetico ma i meccanismi che realmente possono portare ad un cambiamento nel modo di considerare la biodiversità passano attraverso programmi e messa in atto di strategie a livello internazionale. La strada da percorrere per rallentare il processo di erosione genetica sembra essere oggi non solo il superamento delle cause che la determinano ma la conservazione della diversità attraverso un suo utilizzo appropriato e duraturo. Il problema dell’impoverimento del patrimonio genetico delle piante da frutto è oggetto di attenzione da parte del mondo tecnico-scientifico italiano da decine di anni e numerosi sono stati i tentativi di soluzione al problema principalmente attraverso la riscoperta del germoplasma locale e la successiva costituzione di campi collezione per conservare la biodiversità recuperata. Il presente progetto è nato dalla collaborazione tra l’Ente Parco Naturale Capanne di Marcarolo ed il Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Torino. Impiegando nelle sue linee essenziali un impianto scientifico e una metodologia definita e riconosciuta a livello internazionale, il lavoro svolto ha offerto un contributo allo studio del germoplasma di alcune specie da frutto (melo, pero, susino, castagno) del territorio del Parco attraverso l’acquisizione di informazioni relative al germoplasma locale e la sua sintetica descrizione in schede pomologiche riassuntive

Melo, pero, susino: biodiversità a Capanne di Marcarolo

BOUNOUS, Giancarlo;BECCARO, GABRIELE LORIS;MELLANO, Maria Gabriella;TORELLO MARINONI, Daniela;CAVANNA, MANUELA
2007-01-01

Abstract

La biodiversità rappresenta un enorme patrimonio in termini di specie, razze, cultivar ed ecotipi variamente distribuiti nei differenti ecosistemi. La moderna società direttamente o indirettamente è legata a tale diversità che risulta sempre più essere sinonimo di salvaguardia di ambiente, salute, benessere e sicurezza alimentare. Esistono tre livelli in cui si estrinseca la biodiversità. Si può parlare infatti di differenziazione degli ecosistemi, di numerosità delle specie ed infine di variabilità genetica all’interno della singola specie. Tutti questi livelli sono ugualmente importanti e, nel corso degli anni, hanno subito in misura analoga una marcata depauperazione. In ambito agricolo, per millenni, le popolazioni hanno cercato di migliorare le produzioni coltivando differenti specie ed ecotipi favorendo la diversificazione alimentare e la stabilizzazione colturale. Questo ingente patrimonio è però andato incontro ad un fenomeno di erosione favorito da numerose cause quali l’antropizzazione rapida di nuove aree a seguito della crescita demografica; la specializzazione colturale esasperata, l’accentuato sfruttamento delle risorse, l’inadeguata conoscenza degli ecosistemi e degli equilibri che li regolano, l’inquinamento ambientale e l’espansione dei consumi. La perdita di variabilità genetica non interessa solamente i paesi industrializzati né si limita ad alcune aree geografiche ma, negli ultimi 50 anni, ha iniziato a coinvolgere tutti i continenti ed in misura preoccupante i paesi in via di sviluppo. Numerose sono le proposte di strategia globale di salvaguardia della diversità biologica a livello locale, nazionale ed internazionale, tutte basate su alcuni assunti principali:  sviluppo di una coscienza e di una politica di conservazione che non prenda in considerazione solamente gli aspetti biologici e naturalistici del problema ma si soffermi anche sull’elaborazione di politiche economiche di sostegno;  coinvolgimento delle popolazioni locali in qualità di conoscitori degli ecosistemi, delle modalità d’uso e di gestione delle risorse e delle tradizioni;  rafforzamento ed estensione dei mezzi di conservazione attraverso l’evoluzione del concetto di conservazione ex-situ, in-situ, on-farm e l’implementazione di banche dati e di sistemi d’informazione;  rafforzamento delle capacità umane di utilizzare la diversità biologica in modo sostenibile con l’aumento della diffusione e divulgazione delle conoscenze sulla biodiversità tra la popolazione per evitare un appiattimento culturale dovuto in larga misura all’effetto della globalizzazione delle abitudini alimentari;  pianificazione nazionale e cooperazione internazionale in quanto ciascun paese può da solo intraprendere politiche di salvaguardia del proprio patrimonio genetico ma i meccanismi che realmente possono portare ad un cambiamento nel modo di considerare la biodiversità passano attraverso programmi e messa in atto di strategie a livello internazionale. La strada da percorrere per rallentare il processo di erosione genetica sembra essere oggi non solo il superamento delle cause che la determinano ma la conservazione della diversità attraverso un suo utilizzo appropriato e duraturo. Il problema dell’impoverimento del patrimonio genetico delle piante da frutto è oggetto di attenzione da parte del mondo tecnico-scientifico italiano da decine di anni e numerosi sono stati i tentativi di soluzione al problema principalmente attraverso la riscoperta del germoplasma locale e la successiva costituzione di campi collezione per conservare la biodiversità recuperata. Il presente progetto è nato dalla collaborazione tra l’Ente Parco Naturale Capanne di Marcarolo ed il Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Torino. Impiegando nelle sue linee essenziali un impianto scientifico e una metodologia definita e riconosciuta a livello internazionale, il lavoro svolto ha offerto un contributo allo studio del germoplasma di alcune specie da frutto (melo, pero, susino, castagno) del territorio del Parco attraverso l’acquisizione di informazioni relative al germoplasma locale e la sua sintetica descrizione in schede pomologiche riassuntive
2007
Regione Piemonte
1
88
CASTANEA SATIVA; GERMOPLASMA
Bounous G.; Beccaro G. L.; Mellano M. G.; Torello Marinoni D.; Cavanna M.
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