Spesso si ha l’impressione, in ambito clinico, che parlare di contenzione fisica sia un tabù quasi inviolabile: è indicativa, in tal senso, la quasi totale mancanza di linee guida e protocolli e la carenza di norme legislative. Nel corso degli anni, influenze storiche e ideologiche e inferenze culturali hanno portato a identificare che la contenzione fisica con un atto di violenza, un sopruso nei confronti del paziente, un atto lesivo della dignità umana. Certamente la contenzione fisica è un “momento forte”, che colpisce profondamente quanti sono coinvolti nella sua attuazione, pazienti ed operatori. Ma la contenzione è soprattutto un “momento terapeutico” e come tale va considerato, alla stregua di altri possibili. È evidente che, come atto terapeutico, deve seguire e rispettare precisi requisiti e puntuali regole, volti a renderlo una sorta di estrema ratio, quando altri interventi si siano dimostrati inefficaci e salvaguardare, in prima battuta, la salute del paziente. I criteri da adottare devono essere utili per ottenere un azione rapida e coordinata che risponda ai requisiti basilari di sicurezza, sia per il paziente sia per gli operatori; operatori che devono essere formati e informati sulle procedure e sul significato dell’intervento. Sulla base dell’esperienza del nostro S.P.D.C., si è cercato di elaborare un “protocollo di intervento” che tenga conto di quanto sopra esposto rispetto alla terapeuticità di un atto e che vede l’équipe infermieristica maggiormente coinvolta sia sul piano emotivo che gestionale nell’intervento.
La contenzione fisica in S.P.D.C.: un protocollo d’intervento
PICCI, Rocco Luigi;
2004-01-01
Abstract
Spesso si ha l’impressione, in ambito clinico, che parlare di contenzione fisica sia un tabù quasi inviolabile: è indicativa, in tal senso, la quasi totale mancanza di linee guida e protocolli e la carenza di norme legislative. Nel corso degli anni, influenze storiche e ideologiche e inferenze culturali hanno portato a identificare che la contenzione fisica con un atto di violenza, un sopruso nei confronti del paziente, un atto lesivo della dignità umana. Certamente la contenzione fisica è un “momento forte”, che colpisce profondamente quanti sono coinvolti nella sua attuazione, pazienti ed operatori. Ma la contenzione è soprattutto un “momento terapeutico” e come tale va considerato, alla stregua di altri possibili. È evidente che, come atto terapeutico, deve seguire e rispettare precisi requisiti e puntuali regole, volti a renderlo una sorta di estrema ratio, quando altri interventi si siano dimostrati inefficaci e salvaguardare, in prima battuta, la salute del paziente. I criteri da adottare devono essere utili per ottenere un azione rapida e coordinata che risponda ai requisiti basilari di sicurezza, sia per il paziente sia per gli operatori; operatori che devono essere formati e informati sulle procedure e sul significato dell’intervento. Sulla base dell’esperienza del nostro S.P.D.C., si è cercato di elaborare un “protocollo di intervento” che tenga conto di quanto sopra esposto rispetto alla terapeuticità di un atto e che vede l’équipe infermieristica maggiormente coinvolta sia sul piano emotivo che gestionale nell’intervento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.