La scoperta di TAA umani ha rafforzato l’idea di poter elaborare ed applicare nella cura contro il cancro, vaccini antigene-specifici e protocolli immunoterapeutici. Con i protocolli clinici finora adottati, basati sull’utilizzo di vaccini, si riesce a stimolare il sistema immunitario tanto da indurre sia una risposta di tipo umorale che di tipo cellulare, sebbene sia raramente raggiunta una risposta antitumorale clinicamente evidente. La scelta dell’antigene da usare come bersaglio è sicuramente un passo cruciale nella progettazione dei vaccini. Ciò che determina una buona induzione della risposta immunitaria è l’interazione dinamica che si viene ad instaurare tra le cellule presentanti l’antigene (APC: cellule dendritiche o macrofagi), i linfociti T citotossici CD8+ ed i linfociti T helper CD4+ e quindi una buona presentazione dell’antigene. Attualmente sono già stati isolati e clonati molti antigeni associati a tumori, ma molti ancora devono essere scoperti e a tale scopo si stanno utilizzando diversi tipi di metodiche. In seguito ai notevoli miglioramenti della tecnica elettroforetica bidimensionale e della spettrometria di massa per l’identificazione delle macchie proteiche, la proteomica rappresenta oggi un’ottima strategia per l’individuazione dell’intero profilo proteico di qualsiasi tipo cellulare, incluse le cellule neoplastiche. Per identificare nuovi antigeni associati al tumore del pancreas (PDA, pancreatic adenocarcinoma), riconoscibili sia da linfociti CD4 che CD8, abbiamo utilizzato la mappa proteica, ottenuta da una linea cellulare tumorale, CF-PAC-1, come substrato per valutare la presenza di anticorpi specifici contro proteine tumorali, presenti nei sieri di pazienti portatori di tumore. In 19 di 30 sieri di pazienti con PDA abbiamo osservato IgG che riconoscono in modo specifico l’α-enolasi, un ectoenzima, noto per la sua funzione glicolitica ma che ha anche un ruolo come recettore del plasminogeno. Abbiamo riscontrato, invece, solo una debole reattività contro l’α-enolasi in 3 di 21 sieri da individui sani e 2 di 30 da pazienti con tumore di diversa origine. In questi casi, inoltre, la reattività è limitata solo ad alcune delle sei isoforme della proteina. Per valutare l’espressione dell’α-enolasi nel PDA, abbiamo confrontato, mediante analisi immunoistochimica, biopsie di pancreas normale e PDA, evidenziando come l’espressione dell’α-enolasi sia ristretta ai piccoli dotti e alle cellule neuroendocrine, nel primo caso, e si espanda ai grandi dotti nel caso di un’architettura tumorale. L’analisi al microscopio confocale, inoltre, ha evidenziato la presenza dell’α-enolasi sulla superficie delle cellule CF-PAC-1; dato confermato anche da esperimenti di immunoprecipitazione. Cellule dendritiche generate in vitro, caricate con l’α-enolasi ricombinante, sono in grado di presentarne peptidi antigenici ai linfociti sia CD4+ che CD8+, invocando una risposta proliferativa specifica. In particolare, i linfociti T CD8+ così stimolati, sono anche in grado di secernere IFN-γ e di riconoscere e lisare le cellule CF-PAC-1. Il trasferimento adottivo di linfociti T specifici per l’α-enolasi in topi nu/nu inoculati con le cellule tumorali CF-PAC-1, sono in grado, inoltre, di contrastarne significativamente la crescita. In conclusione questi dati dimostrano che l’α-enolasi i) induce in vivo una risposta umorale nei pazienti con PDA, ii) è espressa in modo diffuso ed abbondante dalle cellule tumorali, iii) quando opportunamente presentata ai linfociti T ne induce l’attivazione specifica. Tutte queste proprietà definiscono l’α-enolasi, antigene-associato al PDA, un buon candidato da utilizzare in strategie immunoterapeutiche innovative da associare alle cure più convenzionali.

L’ectoenzima a-aenolasi, un antigene associato al carcinoma pancreatico identificato mediante serological protome analysis (SERPA), induce una risposta specifica in linfociti CD4+ e CD8+

CAPPELLO, Paola;GIOVARELLI, Mirella
2006-01-01

Abstract

La scoperta di TAA umani ha rafforzato l’idea di poter elaborare ed applicare nella cura contro il cancro, vaccini antigene-specifici e protocolli immunoterapeutici. Con i protocolli clinici finora adottati, basati sull’utilizzo di vaccini, si riesce a stimolare il sistema immunitario tanto da indurre sia una risposta di tipo umorale che di tipo cellulare, sebbene sia raramente raggiunta una risposta antitumorale clinicamente evidente. La scelta dell’antigene da usare come bersaglio è sicuramente un passo cruciale nella progettazione dei vaccini. Ciò che determina una buona induzione della risposta immunitaria è l’interazione dinamica che si viene ad instaurare tra le cellule presentanti l’antigene (APC: cellule dendritiche o macrofagi), i linfociti T citotossici CD8+ ed i linfociti T helper CD4+ e quindi una buona presentazione dell’antigene. Attualmente sono già stati isolati e clonati molti antigeni associati a tumori, ma molti ancora devono essere scoperti e a tale scopo si stanno utilizzando diversi tipi di metodiche. In seguito ai notevoli miglioramenti della tecnica elettroforetica bidimensionale e della spettrometria di massa per l’identificazione delle macchie proteiche, la proteomica rappresenta oggi un’ottima strategia per l’individuazione dell’intero profilo proteico di qualsiasi tipo cellulare, incluse le cellule neoplastiche. Per identificare nuovi antigeni associati al tumore del pancreas (PDA, pancreatic adenocarcinoma), riconoscibili sia da linfociti CD4 che CD8, abbiamo utilizzato la mappa proteica, ottenuta da una linea cellulare tumorale, CF-PAC-1, come substrato per valutare la presenza di anticorpi specifici contro proteine tumorali, presenti nei sieri di pazienti portatori di tumore. In 19 di 30 sieri di pazienti con PDA abbiamo osservato IgG che riconoscono in modo specifico l’α-enolasi, un ectoenzima, noto per la sua funzione glicolitica ma che ha anche un ruolo come recettore del plasminogeno. Abbiamo riscontrato, invece, solo una debole reattività contro l’α-enolasi in 3 di 21 sieri da individui sani e 2 di 30 da pazienti con tumore di diversa origine. In questi casi, inoltre, la reattività è limitata solo ad alcune delle sei isoforme della proteina. Per valutare l’espressione dell’α-enolasi nel PDA, abbiamo confrontato, mediante analisi immunoistochimica, biopsie di pancreas normale e PDA, evidenziando come l’espressione dell’α-enolasi sia ristretta ai piccoli dotti e alle cellule neuroendocrine, nel primo caso, e si espanda ai grandi dotti nel caso di un’architettura tumorale. L’analisi al microscopio confocale, inoltre, ha evidenziato la presenza dell’α-enolasi sulla superficie delle cellule CF-PAC-1; dato confermato anche da esperimenti di immunoprecipitazione. Cellule dendritiche generate in vitro, caricate con l’α-enolasi ricombinante, sono in grado di presentarne peptidi antigenici ai linfociti sia CD4+ che CD8+, invocando una risposta proliferativa specifica. In particolare, i linfociti T CD8+ così stimolati, sono anche in grado di secernere IFN-γ e di riconoscere e lisare le cellule CF-PAC-1. Il trasferimento adottivo di linfociti T specifici per l’α-enolasi in topi nu/nu inoculati con le cellule tumorali CF-PAC-1, sono in grado, inoltre, di contrastarne significativamente la crescita. In conclusione questi dati dimostrano che l’α-enolasi i) induce in vivo una risposta umorale nei pazienti con PDA, ii) è espressa in modo diffuso ed abbondante dalle cellule tumorali, iii) quando opportunamente presentata ai linfociti T ne induce l’attivazione specifica. Tutte queste proprietà definiscono l’α-enolasi, antigene-associato al PDA, un buon candidato da utilizzare in strategie immunoterapeutiche innovative da associare alle cure più convenzionali.
2006
Cappello P; Giovarelli M.
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