Nonostante la prevalenza della resistenza ai macrolidi in Streptococcus pyogenes, riportata da diversi paesi come l'Europa e l'Asia, sia notevolmente aumentata, questi allarmanti risultati in vitro non sempre confermano un impatto negativo sull’efficacia clinica in vivo. Infatti, il successo nel trattamento delle infezioni microbiche è correlato al sinergismo tra la risposta immunitaria innata, con i polimorfonucleati (PMN) quali fagociti-prima linea di difesa, ed i farmaci antibatterici impiegati nel contrastare l’infezione. Un approccio terapeutico corretto deve quindi tendere sia all’eradicazione del microrganismo patogeno sia al potenziamento dei meccanismi di difesa dell’ospite. Al fine di valutare l’eventuale attività immunomodulante dell’eritromicina sul binomio batterio antibiotico-resistente/ospite, è stato determinato l’effetto del macrolide sull’attività fagocitaria e battericida dei PMN nei confronti di isolati clinici di S. pyogenes sia eritromicino-sensibili (ES) sia eritromicino-resistenti (ER). In particolare, sono stati oggetto dello studio 1 ceppo sensibile, 3 fenotipi altamente resistenti (cMLS, iMLSB-A, iMLSB-B) e 2 fenotipi moderatamente resistenti (M e iMLSB-C), determinati mediante il test del triplo disco. I risultati ottenuti mostrano che, in condizioni in cui eritromicina, fagociti e streptococchi sono contemporaneamente presenti nel mezzo di coltura, l’attività fagocitaria dei granulociti si attesta su valori sovrapponibili a quelli dei controlli privi di farmaco. Al contrario, i dati enfatizzano un significativo aumento (p<0.05, p<0.01) del killing intracellulare dei fagociti in presenza dell’eritromicina nei confronti non solo dei ceppi ES ma anche di quelli ER appartenenti ai fenotipi altamente e moderatamente resistenti. Questi dati, pertanto, forniscono un valido contributo alla comprensione della cooperazione che si attua tra il sistema immunitario aspecifico e l’eritromicina che risulta capace di influenzare positivamente l’interazione ospite-batterio, determinando un considerevole aumento dell’attività microbicida dei fagociti umani nei confronti di tutti i ceppi di S. pyogenes, sia sensibili che resistenti, limitando, dunque, la diffusione dell’infezione e prevenendo le manifestazioni cliniche associate.
Ruolo dell’eritromicina sulla risposta dei pmn nei confronti di Streptococcus pyogenes eritromicino-resistenti
CARLONE, Nicola;TULLIO, Viviana Cristina;BANCHE, Giuliana;ALLIZOND, VALERIA;MANDRAS, Narcisa;SCALAS, Daniela;ROANA, Janira;CUFFINI, Annamaria
2009-01-01
Abstract
Nonostante la prevalenza della resistenza ai macrolidi in Streptococcus pyogenes, riportata da diversi paesi come l'Europa e l'Asia, sia notevolmente aumentata, questi allarmanti risultati in vitro non sempre confermano un impatto negativo sull’efficacia clinica in vivo. Infatti, il successo nel trattamento delle infezioni microbiche è correlato al sinergismo tra la risposta immunitaria innata, con i polimorfonucleati (PMN) quali fagociti-prima linea di difesa, ed i farmaci antibatterici impiegati nel contrastare l’infezione. Un approccio terapeutico corretto deve quindi tendere sia all’eradicazione del microrganismo patogeno sia al potenziamento dei meccanismi di difesa dell’ospite. Al fine di valutare l’eventuale attività immunomodulante dell’eritromicina sul binomio batterio antibiotico-resistente/ospite, è stato determinato l’effetto del macrolide sull’attività fagocitaria e battericida dei PMN nei confronti di isolati clinici di S. pyogenes sia eritromicino-sensibili (ES) sia eritromicino-resistenti (ER). In particolare, sono stati oggetto dello studio 1 ceppo sensibile, 3 fenotipi altamente resistenti (cMLS, iMLSB-A, iMLSB-B) e 2 fenotipi moderatamente resistenti (M e iMLSB-C), determinati mediante il test del triplo disco. I risultati ottenuti mostrano che, in condizioni in cui eritromicina, fagociti e streptococchi sono contemporaneamente presenti nel mezzo di coltura, l’attività fagocitaria dei granulociti si attesta su valori sovrapponibili a quelli dei controlli privi di farmaco. Al contrario, i dati enfatizzano un significativo aumento (p<0.05, p<0.01) del killing intracellulare dei fagociti in presenza dell’eritromicina nei confronti non solo dei ceppi ES ma anche di quelli ER appartenenti ai fenotipi altamente e moderatamente resistenti. Questi dati, pertanto, forniscono un valido contributo alla comprensione della cooperazione che si attua tra il sistema immunitario aspecifico e l’eritromicina che risulta capace di influenzare positivamente l’interazione ospite-batterio, determinando un considerevole aumento dell’attività microbicida dei fagociti umani nei confronti di tutti i ceppi di S. pyogenes, sia sensibili che resistenti, limitando, dunque, la diffusione dell’infezione e prevenendo le manifestazioni cliniche associate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.