La comunità medica microbiologica asserisce che il trattamento di un’infezione batterica con un antibiotico risultato inefficace in vitro può condurre al fallimento terapeutico, con conseguente aumento di morbilità, periodo di degenza, costi, tasso di mortalità, ecc. Infatti, è comune accordo che la resistenza ai chemioantibiotici di un batterio patogeno, saggiata con i routinari test di laboratorio (MIC), sia considerata un fattore negativo per l’eradicazione dell’infezione. In realtà, non è possibile tener conto di tutte le condizioni che si concretizzano in vivo legate, non solo alle proprietà e concentrazioni del farmaco cui i microrganismi patogeni possono essere esposti in sede di infezione, ma anche alle molteplici componenti dell’immunità dell’ospite, sia di tipo specifico che aspecifico. Al fine di mettere in luce le proprietà immunomodulanti dell’eritromicina e le eventuali differenze nella sensibilità di Streptococcus pyogenes ai fagociti umani, in relazione al diverso pattern di eritromicino-resistenza, è stata valutata l’influenza del farmaco sull’attività antibatterica dei PMN, in presenza ed in assenza del macrolide, nei confronti di ceppi eritromicino-sensibili (ES) ed eritromicino-resistenti (ER). Nel corso dello studio sono stati isolati 94 ceppi di S. pyogenes da tamponi orofaringei sui quali è stata valutata la MIC dell’eritromicina: il 78.8% è risultato ES ed il 21.2% ER, suddiviso nei tre fenotipi di resistenza (cMLS, iMLS e fenotipo M). Per valutare l’influenza dell’eritromicina su fagocitosi e killing intracellulare dei PMN umani sono stati utilizzati alcuni dei ceppi più rappresentativi. I risultati hanno evidenziato che l’eritromicina, a concentrazioni inibenti, non altera l’attività fagocitaria dei granulociti, nei confronti di tutti i ceppi di S. pyogenes saggiati, con percentuali di fagocitosi sovrapponibili a quelle dei controlli privi di farmaco. Al contrario, i dati sottolineano un incremento del killing intracellulare da parte dei PMN in presenza dell’antibiotico, rispetto ai controlli, sia dei ceppi ES che di quelli ER appartenenti ai tre fenotipi. Questi risultati suggeriscono che nei soggetti immunocompetenti, in sedi di infezioni favorevoli alle proprietà farmacocinetiche del farmaco, in una ben definita combinazione patogeno/antibiotico, la resistenza in vitro può non apparire affatto predittiva di inefficacia in vivo.
Modulazione dell’eritromicina nel mediare la risposta dei PMN nei confronti di S .pyogenes con diversi profili di eritromicino-resistenza
TULLIO, Viviana Cristina;BANCHE, Giuliana;ALLIZOND, VALERIA;MANDRAS, Narcisa;SCALAS, Daniela;ROANA, Janira;CUFFINI, Annamaria;CARLONE, Nicola
2008-01-01
Abstract
La comunità medica microbiologica asserisce che il trattamento di un’infezione batterica con un antibiotico risultato inefficace in vitro può condurre al fallimento terapeutico, con conseguente aumento di morbilità, periodo di degenza, costi, tasso di mortalità, ecc. Infatti, è comune accordo che la resistenza ai chemioantibiotici di un batterio patogeno, saggiata con i routinari test di laboratorio (MIC), sia considerata un fattore negativo per l’eradicazione dell’infezione. In realtà, non è possibile tener conto di tutte le condizioni che si concretizzano in vivo legate, non solo alle proprietà e concentrazioni del farmaco cui i microrganismi patogeni possono essere esposti in sede di infezione, ma anche alle molteplici componenti dell’immunità dell’ospite, sia di tipo specifico che aspecifico. Al fine di mettere in luce le proprietà immunomodulanti dell’eritromicina e le eventuali differenze nella sensibilità di Streptococcus pyogenes ai fagociti umani, in relazione al diverso pattern di eritromicino-resistenza, è stata valutata l’influenza del farmaco sull’attività antibatterica dei PMN, in presenza ed in assenza del macrolide, nei confronti di ceppi eritromicino-sensibili (ES) ed eritromicino-resistenti (ER). Nel corso dello studio sono stati isolati 94 ceppi di S. pyogenes da tamponi orofaringei sui quali è stata valutata la MIC dell’eritromicina: il 78.8% è risultato ES ed il 21.2% ER, suddiviso nei tre fenotipi di resistenza (cMLS, iMLS e fenotipo M). Per valutare l’influenza dell’eritromicina su fagocitosi e killing intracellulare dei PMN umani sono stati utilizzati alcuni dei ceppi più rappresentativi. I risultati hanno evidenziato che l’eritromicina, a concentrazioni inibenti, non altera l’attività fagocitaria dei granulociti, nei confronti di tutti i ceppi di S. pyogenes saggiati, con percentuali di fagocitosi sovrapponibili a quelle dei controlli privi di farmaco. Al contrario, i dati sottolineano un incremento del killing intracellulare da parte dei PMN in presenza dell’antibiotico, rispetto ai controlli, sia dei ceppi ES che di quelli ER appartenenti ai tre fenotipi. Questi risultati suggeriscono che nei soggetti immunocompetenti, in sedi di infezioni favorevoli alle proprietà farmacocinetiche del farmaco, in una ben definita combinazione patogeno/antibiotico, la resistenza in vitro può non apparire affatto predittiva di inefficacia in vivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.