Il lavoro presenta i risultati di una indagine empirica su dati ricavati dalla somministrazione di un questionario elettronico ad amministratori locali del Piemonte e della Lombardia che hanno attivato politiche partecipative. La ricerca ha un intento esplorativo e di verifica della consistenza di alcune ipotesi relative ai processi inclusivi in Italia. L’unità di analisi della survey - che non è censuaria, ma che su 104 questionari notificati ha ottenuto un tasso di risposta del 70% circa - è costituita da interventi inclusivi attivati da singole amministrazioni locali. Per indagare e rendere ragione della varietà degli strumenti partecipativi esistenti, si è scelto di inserire nella rilevazione iniziative relative ad ambiti di policy differenti, tutte piuttosto consolidate e sperimentate, gestite da diversi livelli di governo: comuni, consorzi di comuni, comunità montane e province. Il convenience sample è costituito da politiche di riqualificazione urbana (PRU, CdQ, PRUSST, PPU, Urban Italia e Urban UE), Piani Strategici, Programmi Integrati di Sviluppo Locale, Bilanci Partecipativi, Piani di Zona, Piani Regolatori Partecipati, Politiche Temporali e Agende 21. Il questionario è stato formulato organizzando i quesiti in cinque sezioni. La prima è tesa a raccogliere informazioni generali per elaborare una “scheda dell’intervento”, le altre quattro mirano ad ottenere informazioni specifiche seguendo una ripartizione in fasi: “avvio e diagnosi”, “programmazione/progettazione”, “attuazione” e “valutazione”. L’obiettivo principale della ricerca è chiarire che cosa davvero significa “partecipazione” nelle politiche in oggetto, a partire da dati relativi alle domande: chi partecipa, come partecipa (gli strumenti e i metodi) e in quali fasi. Il questionario ha permesso di verificare alcune ipotesi guida, in ordine allo sviluppo delle politiche partecipative, e ha prodotto prime evidenze empiriche circa la rilevanza dei finanziamenti, quale elemento chiave di diffusione degli interventi, l’incidenza del colore politico dei governi che le promuovono (per oltre il 77% dei rispondenti le politiche risultano attivate da amministrazioni di centrosinistra), la rilevanza di un’expertise interna e/o esterna alla pubblica amministrazione soprattutto in fase di messa in opera. L’analisi e l’interpretazione dei dati avvalora l’ipotesi che il motore primo della diffusione di queste politiche - fatta eccezione per le “politiche di bandiera”, che gravano interamente sul bilancio delle amministrazioni che le promuovono - è costituito dalla disponibilità di finanziamenti specificamente destinati. Anche l’expertise sembra avere un ruolo preminente nella realizzazione e nella gestione dei processi inclusivi e i dati relativi alle società di consulenza rivelano tutta la consistenza di una diffusa rete di esperti, cui molto spesso le amministrazioni fanno ricorso. Quanto alla composizione dell'arena dei partecipanti, queste politiche appaiono nella maggioranza dei casi "miste" o spostate verso un polo di rappresentanza di interessi specifici o particolari. In tal senso, esse sembrano tendenzialmente più prossime a una configurazione negoziale piuttosto che ad un assetto deliberativo.
Le politiche partecipative in Piemonte e Lombardia.Evidenze empiriche.
CATALDI, LAURA
2007-01-01
Abstract
Il lavoro presenta i risultati di una indagine empirica su dati ricavati dalla somministrazione di un questionario elettronico ad amministratori locali del Piemonte e della Lombardia che hanno attivato politiche partecipative. La ricerca ha un intento esplorativo e di verifica della consistenza di alcune ipotesi relative ai processi inclusivi in Italia. L’unità di analisi della survey - che non è censuaria, ma che su 104 questionari notificati ha ottenuto un tasso di risposta del 70% circa - è costituita da interventi inclusivi attivati da singole amministrazioni locali. Per indagare e rendere ragione della varietà degli strumenti partecipativi esistenti, si è scelto di inserire nella rilevazione iniziative relative ad ambiti di policy differenti, tutte piuttosto consolidate e sperimentate, gestite da diversi livelli di governo: comuni, consorzi di comuni, comunità montane e province. Il convenience sample è costituito da politiche di riqualificazione urbana (PRU, CdQ, PRUSST, PPU, Urban Italia e Urban UE), Piani Strategici, Programmi Integrati di Sviluppo Locale, Bilanci Partecipativi, Piani di Zona, Piani Regolatori Partecipati, Politiche Temporali e Agende 21. Il questionario è stato formulato organizzando i quesiti in cinque sezioni. La prima è tesa a raccogliere informazioni generali per elaborare una “scheda dell’intervento”, le altre quattro mirano ad ottenere informazioni specifiche seguendo una ripartizione in fasi: “avvio e diagnosi”, “programmazione/progettazione”, “attuazione” e “valutazione”. L’obiettivo principale della ricerca è chiarire che cosa davvero significa “partecipazione” nelle politiche in oggetto, a partire da dati relativi alle domande: chi partecipa, come partecipa (gli strumenti e i metodi) e in quali fasi. Il questionario ha permesso di verificare alcune ipotesi guida, in ordine allo sviluppo delle politiche partecipative, e ha prodotto prime evidenze empiriche circa la rilevanza dei finanziamenti, quale elemento chiave di diffusione degli interventi, l’incidenza del colore politico dei governi che le promuovono (per oltre il 77% dei rispondenti le politiche risultano attivate da amministrazioni di centrosinistra), la rilevanza di un’expertise interna e/o esterna alla pubblica amministrazione soprattutto in fase di messa in opera. L’analisi e l’interpretazione dei dati avvalora l’ipotesi che il motore primo della diffusione di queste politiche - fatta eccezione per le “politiche di bandiera”, che gravano interamente sul bilancio delle amministrazioni che le promuovono - è costituito dalla disponibilità di finanziamenti specificamente destinati. Anche l’expertise sembra avere un ruolo preminente nella realizzazione e nella gestione dei processi inclusivi e i dati relativi alle società di consulenza rivelano tutta la consistenza di una diffusa rete di esperti, cui molto spesso le amministrazioni fanno ricorso. Quanto alla composizione dell'arena dei partecipanti, queste politiche appaiono nella maggioranza dei casi "miste" o spostate verso un polo di rappresentanza di interessi specifici o particolari. In tal senso, esse sembrano tendenzialmente più prossime a una configurazione negoziale piuttosto che ad un assetto deliberativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.