La chiesa parrocchiale di Saint-Jacques-Majeur di Bar-sur-Loup, piccola località del Département des Alpes-Maritimes situata nelle Préalpes de Grasse, in Provenza, conserva una tavola lignea a olio della fine del XV secolo; la tavola presenta una parte superiore dipinta e una inferiore recante un testo in versi su due colonne. La raffigurazione, che mette in scena una sorta di “danza macabra”, è stata a più riprese oggetto di attenzione a partire dalla fine del XIX secolo, ma le interpretazioni sinora fornite non appaiono soddisfacenti sia per quanto concerne l’analisi iconografica e testuale, sia soprattutto per ciò che riguarda l’interrelazione fra questi due piani. L’indagine qui condotta permette di apprezzare la strettissima connessione esistente fra la dimensione iconica e quella testuale, fornendo inoltre una nuova ipotesi di collocazione del testo sul piano linguistico che consente finalmente di dar conto delle “incongruenze” in passato evidenziate dagli studiosi che se ne sono occupati senza però pervenire ad un’interpretazione coerente ed organica. L’orizzonte letterario valdese come ambito di riferimento fornisce significative risposte sia dal punto di vista puramente formale che da quello linguistico, con spie lessicali che orientano l’analisi in una direzione ben precisa, che pare dare conto di molti elementi finora difficilmente giustificabili, primo fra tutti il carattere composito e a prima vista sconcertante della lingua utilizzata nel componimento. La danza di Bar, molto probabilmente nata in un luogo diverso da quello in cui oggi si trova e che, per ragioni ignote, ma forse non aliene dalla diaspora che colpì i seguaci di Valdo, giunse fino alla località della Provenza, dipinta in un periodo, quello a cavallo fra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, che coincide con la massima espansione della fioritura testuale valdese, pare dunque frutto del felice incontro di elementi di diversa provenienza: un modello iconico-testuale di ampia diffusione a livello europeo si interseca con una lingua e un stampo formale inusitati, dando luogo ad un prodotto del tutto particolare dal punto di vista della struttura e della lingua che non pare avere ad oggi altri analoghi corrispettivi. Il risultato è un manufatto che trova in quest’ipotesi di genesi e collocazione quelle motivazioni sul piano linguistico, contenutistico e formale che altre congetture non sono riuscite fino ad ora a giustificare in modo organico.

Una danza “macabra” di tradizione valdese in Provenza: Bar-sur-Loup

RAMELLO, Laura
2010-01-01

Abstract

La chiesa parrocchiale di Saint-Jacques-Majeur di Bar-sur-Loup, piccola località del Département des Alpes-Maritimes situata nelle Préalpes de Grasse, in Provenza, conserva una tavola lignea a olio della fine del XV secolo; la tavola presenta una parte superiore dipinta e una inferiore recante un testo in versi su due colonne. La raffigurazione, che mette in scena una sorta di “danza macabra”, è stata a più riprese oggetto di attenzione a partire dalla fine del XIX secolo, ma le interpretazioni sinora fornite non appaiono soddisfacenti sia per quanto concerne l’analisi iconografica e testuale, sia soprattutto per ciò che riguarda l’interrelazione fra questi due piani. L’indagine qui condotta permette di apprezzare la strettissima connessione esistente fra la dimensione iconica e quella testuale, fornendo inoltre una nuova ipotesi di collocazione del testo sul piano linguistico che consente finalmente di dar conto delle “incongruenze” in passato evidenziate dagli studiosi che se ne sono occupati senza però pervenire ad un’interpretazione coerente ed organica. L’orizzonte letterario valdese come ambito di riferimento fornisce significative risposte sia dal punto di vista puramente formale che da quello linguistico, con spie lessicali che orientano l’analisi in una direzione ben precisa, che pare dare conto di molti elementi finora difficilmente giustificabili, primo fra tutti il carattere composito e a prima vista sconcertante della lingua utilizzata nel componimento. La danza di Bar, molto probabilmente nata in un luogo diverso da quello in cui oggi si trova e che, per ragioni ignote, ma forse non aliene dalla diaspora che colpì i seguaci di Valdo, giunse fino alla località della Provenza, dipinta in un periodo, quello a cavallo fra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, che coincide con la massima espansione della fioritura testuale valdese, pare dunque frutto del felice incontro di elementi di diversa provenienza: un modello iconico-testuale di ampia diffusione a livello europeo si interseca con una lingua e un stampo formale inusitati, dando luogo ad un prodotto del tutto particolare dal punto di vista della struttura e della lingua che non pare avere ad oggi altri analoghi corrispettivi. Il risultato è un manufatto che trova in quest’ipotesi di genesi e collocazione quelle motivazioni sul piano linguistico, contenutistico e formale che altre congetture non sono riuscite fino ad ora a giustificare in modo organico.
2010
XV
71
87
Laura Ramello
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