Il libro si confronta con alcune questioni giuridiche poste dall’avvento delle tecnologie digitali e dalla diffusione delle reti di comunicazione elettronica. Rileva più in particolare che la trasformazione in bit dei prodotti culturali ne ha reso possibili utilizzazioni nuove e proteiformi, difficili da localizzare geograficamente e non sempre mediate dalle imprese culturali tradizionali (editori, produttori, emittenti radiotelevisive). Di qui prende spunto per porre due quesiti di ricerca principali. Il primo quesito attiene alla sorte delle opere e prestazioni protette che siano state create e pubblicate prima del cambiamento di paradigma tecnologico sulla base di contratti tra autori, artisti ed intermediari culturali tradizionali; e consiste precisamente nell’identificazione della regola o del set di regole che governano gli effetti di questi contratti, stabilendo così se i diritti di sfruttamento economico relativi alle nuove modalità di utilizzazione spettino ai titolari originari dei diritti d’autore o connessi oppure ai loro aventi causa. Il secondo quesito riguarda invece la valutazione delle regole di disciplina da applicare ai contratti stipulati per la pubblicazione di opere e prestazioni protette dopo la transizione al contesto digitale-online ed attiene in particolare all’eventuale necessità di rileggere o riscrivere le regole ricevute per adeguarle al riassetto degli interessi in campo. Nel tentativo di rispondere ai quesiti così posti, il libro procede dalla ricostruzione delle linee essenziali della disciplina dei contratti di diritto d’autore. Segnala in particolare l’esistenza di differenze di fondo piuttosto marcate tra i sistemi di droit d’auteur e di copyright; e prova a mettere in luce che esse si riflettono ora anche nell’approccio ai problemi legati alla transizione tecnologica. Osserva d’altra parte che le nuove modalità di circolazione dei contenuti culturali rendono problematica la convivenza di soluzioni diversificate; e per questa ragione suggerisce la possibilità che si attuino nell’immediato fenomeni di concorrenza regolatoria, che dovranno però prima o poi lasciare spazio all’armonizzazione comunitaria e in prospettiva a quella internazionale. A conclusione di questo primo ragionamento, il libro argomenta l’emersione in nuce di un modello europeo, e più precisamente euro-continentale, di soluzione dei problemi generati dalla transizione tecnologica. Osserva infatti che nel diritto comunitario ed in alcuni ordinamenti nazionali sembra farsi strada a tratti l’abbandono della tecnica tradizionale di protezione degli interessi degli autori e degli artisti basata sulla limitazione degli effetti traslativi dei contratti che essi concludono con l’impresa culturale, così da lasciare ai titolari originari il potere più ampio possibile di controllo sulle utilizzazioni delle loro opere e prestazioni, in favore di regole che favoriscono invece il trasferimento dei diritti di utilizzazione all’impresa culturale e che riconoscono al contempo ad autori ed artisti il diritto irrinunciabile a percepire una quota dei profitti generati dallo sfruttamento delle loro creazioni. Di qui il testo prende allora spunto per verificare se questo modello sia effettivamente permeato anche nell’ordinamento giuridico italiano; e se eventuali spunti normativi in questo senso possano essere valorizzati per ricostruire in via interpretativa un sistema complessivo di disciplina dei contratti di diritto d’autore aggiornato ai tempi.
I contratti di diritto d'autore nell'era digitale
COGO, Alessandro Enrico
2010-01-01
Abstract
Il libro si confronta con alcune questioni giuridiche poste dall’avvento delle tecnologie digitali e dalla diffusione delle reti di comunicazione elettronica. Rileva più in particolare che la trasformazione in bit dei prodotti culturali ne ha reso possibili utilizzazioni nuove e proteiformi, difficili da localizzare geograficamente e non sempre mediate dalle imprese culturali tradizionali (editori, produttori, emittenti radiotelevisive). Di qui prende spunto per porre due quesiti di ricerca principali. Il primo quesito attiene alla sorte delle opere e prestazioni protette che siano state create e pubblicate prima del cambiamento di paradigma tecnologico sulla base di contratti tra autori, artisti ed intermediari culturali tradizionali; e consiste precisamente nell’identificazione della regola o del set di regole che governano gli effetti di questi contratti, stabilendo così se i diritti di sfruttamento economico relativi alle nuove modalità di utilizzazione spettino ai titolari originari dei diritti d’autore o connessi oppure ai loro aventi causa. Il secondo quesito riguarda invece la valutazione delle regole di disciplina da applicare ai contratti stipulati per la pubblicazione di opere e prestazioni protette dopo la transizione al contesto digitale-online ed attiene in particolare all’eventuale necessità di rileggere o riscrivere le regole ricevute per adeguarle al riassetto degli interessi in campo. Nel tentativo di rispondere ai quesiti così posti, il libro procede dalla ricostruzione delle linee essenziali della disciplina dei contratti di diritto d’autore. Segnala in particolare l’esistenza di differenze di fondo piuttosto marcate tra i sistemi di droit d’auteur e di copyright; e prova a mettere in luce che esse si riflettono ora anche nell’approccio ai problemi legati alla transizione tecnologica. Osserva d’altra parte che le nuove modalità di circolazione dei contenuti culturali rendono problematica la convivenza di soluzioni diversificate; e per questa ragione suggerisce la possibilità che si attuino nell’immediato fenomeni di concorrenza regolatoria, che dovranno però prima o poi lasciare spazio all’armonizzazione comunitaria e in prospettiva a quella internazionale. A conclusione di questo primo ragionamento, il libro argomenta l’emersione in nuce di un modello europeo, e più precisamente euro-continentale, di soluzione dei problemi generati dalla transizione tecnologica. Osserva infatti che nel diritto comunitario ed in alcuni ordinamenti nazionali sembra farsi strada a tratti l’abbandono della tecnica tradizionale di protezione degli interessi degli autori e degli artisti basata sulla limitazione degli effetti traslativi dei contratti che essi concludono con l’impresa culturale, così da lasciare ai titolari originari il potere più ampio possibile di controllo sulle utilizzazioni delle loro opere e prestazioni, in favore di regole che favoriscono invece il trasferimento dei diritti di utilizzazione all’impresa culturale e che riconoscono al contempo ad autori ed artisti il diritto irrinunciabile a percepire una quota dei profitti generati dallo sfruttamento delle loro creazioni. Di qui il testo prende allora spunto per verificare se questo modello sia effettivamente permeato anche nell’ordinamento giuridico italiano; e se eventuali spunti normativi in questo senso possano essere valorizzati per ricostruire in via interpretativa un sistema complessivo di disciplina dei contratti di diritto d’autore aggiornato ai tempi.File | Dimensione | Formato | |
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