La candidatura di Hillary Rhodam Clinton nella campagna per le presidenziali americane 2008 rappresenta un caso di particolare interesse per chiunque voglia esplorare il problema della leadership in una prospettiva di genere. Lo è in positivo, perché la senatrice democratica è stata la prima donna ad affermarsi negli Stati uniti come potenziale candidata dalle ottime possibilità di successo nella corsa alla presidenza; e lo ha fatto incrinando in misura tanto significativa il “soffitto di cristallo” da aver stabilito un precedente rispetto al quale sarà difficile tornare indietro. Ma lo è anche in negativo, perché – malgrado abbia superato alcuni dei limiti che più di frequente indeboliscono le candidature femminili – l’attuale Segretario di Stato è stata comunque vittima di vari e assai significativi bias di genere, ossia ha dovuto misurarsi con stereotipi e pregiudizi che distorcendo la sua immagine hanno contribuito a rendere più aspra e difficile la sfida che aveva intrapreso. A rendere anche più rilevante l’esperienza di Hillary Rhodam Clinton concorrono inoltre due tratti distintivi delle presidenziali 2008: il carattere fortemente innovativo dell’offerta e l’esigenza di voltar pagina diffusa nella società americana . La sfida intrapresa dall’ex first lady si è infatti realizzata in contesto segnato da forti elementi di crisi e da altrettanto intense domande di cambiamento politico. Ossia da elementi che hanno aperto finestre di opportunità inedite per attori tradizionalmente esclusi dal livello più alto della competizione in quanto “diversi” per genere o appartenenza. Ma che – nonostante la candidatura femminile fosse inizialmente più forte – non sono stati sufficienti a portare per la prima volta una donna alla Casa Bianca. Dopo essere stata a lungo front runner nella corsa alla nomination del partito democratico, la prima donna davvero candidata alla presidenza americana è stata in ultimo sconfitta da un competitore altrettanto “eccezionale”, essendo nel contempo un politico dai tratti carismatici e il primo afro-americano in corsa per la Casa Bianca. Per approfondire queste tematiche nelle prossime pagine si discuterà la candidatura di Hillary Rhodam Clinton cercando di coglierne gli elementi di forza e di debolezza sulla base delle evidenze empiriche fornite dalle prime ricerche e delle riflessioni teoriche suggerite dalla letteratura. Dopo una breve introduzione sul rapporto fra donne e leadership negli Stati Uniti, nella prima parte del saggio si individueranno alcuni fattori di complessità che hanno ostacolato la campagna presidenziale della leader democratica analizzandone la biografia politica e ricostruendo i tratti essenziali del coverage riservato alla sua candidatura. A considerare gli orientamenti dell’opinione pubblica saranno invece dedicate le pagine successive, in cui si prenderanno in esame gli elementi messi in luce dall’analisi dei sondaggi in riferimento all’eventuale presenza di bias di genere. Nella parte conclusiva, infine, si discuterà la sconfitta subita dalla senatrice, suggerendo la possibilità che gli ostacoli incontrati nel tentativo di ottenere consensi durante le presidenziali 2008 siano da porsi in relazione – oltre che a tratti soggettivi, a errori di strategia e alle difficoltà di genere già evidenziate – anche alle aspettative di cambiamento diffuse fra il pubblico e nei media. Più precisamente, si suggerirà l’ipotesi che proprio la scelta – almeno in parte obbligata – di insistere sulle risorse di esperienza che avrebbero potuto farne il “miglior Presidente” abbiano proiettato sulla senatrice democratica l’ombra sfavorevole del “politico di professione”, interprete più del passato che del futuro, e incapace di rispondere allo spirito dei tempi dando voce all’esigenza di cambiamento. Quell’esigenza che ha portato a selezionare un leader per molti aspetti in sintonia con i tratti che la letteratura individua come i tratti del modello femminile, ma che sono anche – per varie ragioni – i requisiti più in grado di attrarre il favore dei media.
Troppo diversa o troppo uguale? Requisiti di genere e cambiamento politico nella campagna presidenziale di Hillary Rhodam Clinton
RONCAROLO, Franca
2010-01-01
Abstract
La candidatura di Hillary Rhodam Clinton nella campagna per le presidenziali americane 2008 rappresenta un caso di particolare interesse per chiunque voglia esplorare il problema della leadership in una prospettiva di genere. Lo è in positivo, perché la senatrice democratica è stata la prima donna ad affermarsi negli Stati uniti come potenziale candidata dalle ottime possibilità di successo nella corsa alla presidenza; e lo ha fatto incrinando in misura tanto significativa il “soffitto di cristallo” da aver stabilito un precedente rispetto al quale sarà difficile tornare indietro. Ma lo è anche in negativo, perché – malgrado abbia superato alcuni dei limiti che più di frequente indeboliscono le candidature femminili – l’attuale Segretario di Stato è stata comunque vittima di vari e assai significativi bias di genere, ossia ha dovuto misurarsi con stereotipi e pregiudizi che distorcendo la sua immagine hanno contribuito a rendere più aspra e difficile la sfida che aveva intrapreso. A rendere anche più rilevante l’esperienza di Hillary Rhodam Clinton concorrono inoltre due tratti distintivi delle presidenziali 2008: il carattere fortemente innovativo dell’offerta e l’esigenza di voltar pagina diffusa nella società americana . La sfida intrapresa dall’ex first lady si è infatti realizzata in contesto segnato da forti elementi di crisi e da altrettanto intense domande di cambiamento politico. Ossia da elementi che hanno aperto finestre di opportunità inedite per attori tradizionalmente esclusi dal livello più alto della competizione in quanto “diversi” per genere o appartenenza. Ma che – nonostante la candidatura femminile fosse inizialmente più forte – non sono stati sufficienti a portare per la prima volta una donna alla Casa Bianca. Dopo essere stata a lungo front runner nella corsa alla nomination del partito democratico, la prima donna davvero candidata alla presidenza americana è stata in ultimo sconfitta da un competitore altrettanto “eccezionale”, essendo nel contempo un politico dai tratti carismatici e il primo afro-americano in corsa per la Casa Bianca. Per approfondire queste tematiche nelle prossime pagine si discuterà la candidatura di Hillary Rhodam Clinton cercando di coglierne gli elementi di forza e di debolezza sulla base delle evidenze empiriche fornite dalle prime ricerche e delle riflessioni teoriche suggerite dalla letteratura. Dopo una breve introduzione sul rapporto fra donne e leadership negli Stati Uniti, nella prima parte del saggio si individueranno alcuni fattori di complessità che hanno ostacolato la campagna presidenziale della leader democratica analizzandone la biografia politica e ricostruendo i tratti essenziali del coverage riservato alla sua candidatura. A considerare gli orientamenti dell’opinione pubblica saranno invece dedicate le pagine successive, in cui si prenderanno in esame gli elementi messi in luce dall’analisi dei sondaggi in riferimento all’eventuale presenza di bias di genere. Nella parte conclusiva, infine, si discuterà la sconfitta subita dalla senatrice, suggerendo la possibilità che gli ostacoli incontrati nel tentativo di ottenere consensi durante le presidenziali 2008 siano da porsi in relazione – oltre che a tratti soggettivi, a errori di strategia e alle difficoltà di genere già evidenziate – anche alle aspettative di cambiamento diffuse fra il pubblico e nei media. Più precisamente, si suggerirà l’ipotesi che proprio la scelta – almeno in parte obbligata – di insistere sulle risorse di esperienza che avrebbero potuto farne il “miglior Presidente” abbiano proiettato sulla senatrice democratica l’ombra sfavorevole del “politico di professione”, interprete più del passato che del futuro, e incapace di rispondere allo spirito dei tempi dando voce all’esigenza di cambiamento. Quell’esigenza che ha portato a selezionare un leader per molti aspetti in sintonia con i tratti che la letteratura individua come i tratti del modello femminile, ma che sono anche – per varie ragioni – i requisiti più in grado di attrarre il favore dei media.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.