Nel contesto dei Sonette an Orpheus, vengono qui esaminati in particolare il XVIII e il XXIII della prima parte, alla luce di una poetica della macchina, insieme critica e utopica, che Rilke elabora all’inizio degli anni Venti, in un confronto serrato con le diverse suggestioni ricavate dalla lettura degli autori più rappresentativi del dibattito intellettuale, da Rathenau a Schuler – passando anche attraverso Kassner, Spengler, Keyserling – e soprattutto nell’intensificarsi della riflessione sul tema dell’ispirazione, maturato durante il penoso silenzio poetico del decennio precedente. L’articolo si sofferma sul principio dell’oscillazione tra tradizione e rinnovamento come scelta tematica del ciclo dei Sonette an Orpheus, che possono essere osservati come il documento in cui si riassume come esito compiuto il nesso problematico tra immediatezza della parola poetica e ruolo mediatore del poeta su cui Rilke si è intensamente interrogato. In questi stessi anni, il decisivo confronto con l’opera di Valéry, che egli apprezza come risultato di un lavoro consapevole delle leggi e della misura che regolano la composizione, porta a compimento il lungo processo evolutivo della riflessione rilkiana sul nesso tra poesia mistica e ruolo mediatore del poeta, processo che aveva trovato un’importante esposizione nei due ritratti poetici dedicati a Hölderlin (An Hölderlin) e a John Keats (Zu der Zeichnung, John Keats im Tode darstellend), osservati come rappresentanti emblematici del poeta che, attraverso la rinuncia radicale alla propria persona, diventa puro testimone dell’oggettività dell’esistente.
L'ispirazione nel mondo delle macchine. Rilke e il ritratto di Keats morente
SANDRIN, Chiara
2010-01-01
Abstract
Nel contesto dei Sonette an Orpheus, vengono qui esaminati in particolare il XVIII e il XXIII della prima parte, alla luce di una poetica della macchina, insieme critica e utopica, che Rilke elabora all’inizio degli anni Venti, in un confronto serrato con le diverse suggestioni ricavate dalla lettura degli autori più rappresentativi del dibattito intellettuale, da Rathenau a Schuler – passando anche attraverso Kassner, Spengler, Keyserling – e soprattutto nell’intensificarsi della riflessione sul tema dell’ispirazione, maturato durante il penoso silenzio poetico del decennio precedente. L’articolo si sofferma sul principio dell’oscillazione tra tradizione e rinnovamento come scelta tematica del ciclo dei Sonette an Orpheus, che possono essere osservati come il documento in cui si riassume come esito compiuto il nesso problematico tra immediatezza della parola poetica e ruolo mediatore del poeta su cui Rilke si è intensamente interrogato. In questi stessi anni, il decisivo confronto con l’opera di Valéry, che egli apprezza come risultato di un lavoro consapevole delle leggi e della misura che regolano la composizione, porta a compimento il lungo processo evolutivo della riflessione rilkiana sul nesso tra poesia mistica e ruolo mediatore del poeta, processo che aveva trovato un’importante esposizione nei due ritratti poetici dedicati a Hölderlin (An Hölderlin) e a John Keats (Zu der Zeichnung, John Keats im Tode darstellend), osservati come rappresentanti emblematici del poeta che, attraverso la rinuncia radicale alla propria persona, diventa puro testimone dell’oggettività dell’esistente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.