La rilevante caduta del valore delle azioni dei principali intermediari finanziari mondiali viene imputata alla deteriorata qualità dei loro attivi, direttamente o indirettamente investiti nel mercato USA dei mutui subprime. In alcuni casi appare legittimo domandarsi se la reazione del mercato sia stata “equilibrata” e commisurata al danno subito dalle banche. Al fine di verificare la relazione fra il valore contabile e quello delle quotazioni bancarie, il presente articolo si propone di misurare l’attivo di mercato con l’ausilio del modello di Merton (1974), per poi metterlo a confronto con quello ricavabile da dati di bilancio e relazioni infrannuali, nell’orizzonte temporale Gennaio 2007 – Dicembre 2009 (pre e immediato post crisi). L’analisi è stata condotta su un campione di 89 intermediari statunitensi, componenti, al 1 Giugno 2010, del NYSE Financial Index, quotati non più tardi del 1 Gennaio 2006. Secondo i Generally Accepted Accounting Principles (GAAP) statunitensi i documenti contabili sono redatti sulla base del principio del fair value, che dovrebbe rispecchiare il “valore di mercato” delle voci di bilancio. Ne consegue che il valore stimato (derivante dai prezzi di negoziazione) dovrebbe approssimare quello ufficialmente dichiarato. In caso contrario, acquisterebbe credibilità l’ipotesi di una errata valutazione (al rialzo o al ribasso) di una delle due poste.
La perdita di valore delle azioni e degli attivi bancari. Un confronto con il modello di Merton
ROVERA, CRISTINA;
2011-01-01
Abstract
La rilevante caduta del valore delle azioni dei principali intermediari finanziari mondiali viene imputata alla deteriorata qualità dei loro attivi, direttamente o indirettamente investiti nel mercato USA dei mutui subprime. In alcuni casi appare legittimo domandarsi se la reazione del mercato sia stata “equilibrata” e commisurata al danno subito dalle banche. Al fine di verificare la relazione fra il valore contabile e quello delle quotazioni bancarie, il presente articolo si propone di misurare l’attivo di mercato con l’ausilio del modello di Merton (1974), per poi metterlo a confronto con quello ricavabile da dati di bilancio e relazioni infrannuali, nell’orizzonte temporale Gennaio 2007 – Dicembre 2009 (pre e immediato post crisi). L’analisi è stata condotta su un campione di 89 intermediari statunitensi, componenti, al 1 Giugno 2010, del NYSE Financial Index, quotati non più tardi del 1 Gennaio 2006. Secondo i Generally Accepted Accounting Principles (GAAP) statunitensi i documenti contabili sono redatti sulla base del principio del fair value, che dovrebbe rispecchiare il “valore di mercato” delle voci di bilancio. Ne consegue che il valore stimato (derivante dai prezzi di negoziazione) dovrebbe approssimare quello ufficialmente dichiarato. In caso contrario, acquisterebbe credibilità l’ipotesi di una errata valutazione (al rialzo o al ribasso) di una delle due poste.File | Dimensione | Formato | |
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