Il volume, che propone per lo più alcuni risultati del progetto di ricerca da me avviato con i fondi di Ateneo: «Circolazione di beni nel Mediterraneo nel I millennio a.C.: la trasmissione di modelli e motivi tra Oriente ed Occidente», è organizzato nella sequenza editoriale dei contributi, per quanto possibile su base cronologica, seguendo un virtuale percorso nel Mediterraneo da Oriente a Occidente. Le immagini, attraverso le quali gli oggetti artigianali e artistici comunicano tangibilmente il costrutto culturale e quindi mentale, espresso secondo moduli convenzionali di rappresentazione visiva propri di una determinata cultura, costituiscono il filo conduttore che unisce i contributi di differente ambito disciplinare. L'immagine scelta non in sé, ma in rapporto a un'entità, deve essere percepita e interpretata, e come tale diventa creativa, in quanto comporta l'aggiunta di qualcosa in più, una piccola ulteriore creazione: essa deve agire, deve comunicare, e l'opera che ne discende, qualunque essa sia, si trasforma, pur se in possesso di qualità rappresentazionali a diversi livelli culturali, in veicolo di simboli e di contenuti simbolici, assunti in un contesto storico e geografico nel quale si collocano gli antecedenti che la costituiscono, testimoniandone l'esito interpretativo e comunicativo. In questa linea di lettura dell'iconografia, quale complesso di elementi appartenenti al mondo del vissuto, della realtà politica, religiosa e sociale di una società, di regole e stili entro il quale l'oggetto iconico diventa riconoscibile anche attraverso adattamenti ed elaborazioni, quale prodotto culturale che ha la sua autonomia e la sua funzione, il volume trova unità. Lo spazio mediterraneo, che lega l'Oriente alla Grecia, all'Africa e all'Italia, consente di operare una lettura trasversale delle immagini: la sua storia è anche la storia dei circuiti commerciali, di spostamenti di persone, le cui forme di mobilità sono espressioni sociali diverse, di relazioni fra uomini, fra società, di circolazione di oggetti, forme, modelli e motivi, portatori di messaggi differenti, dei quali non sempre è possibile rintracciare il senso. E in questo caso è emblematico il repertorio iconografico fenicio-punico: alla quasi totale mancanza di testi di riferimento che limita il valore semantico delle immagini e condiziona la comprensione delle istanze implicite dalle quali nasce l'opera, si accompagna una costante documentazione degli stessi motivi su media artigianali e in ambiti geografici diversi, che induce a dedurre una valenza originaria, che può tuttavia essere potenziata o indebolita in relazione al contesto nel quale l'opera è collocata o ancora reinterpretata e tradotta in maniera sommaria nella sintesi di suggestioni elaborate attraverso varie esperienze culturali.
Eros sulle impronte di sigillo dagli archivi di Seleucia al Tigri
MESSINA, Vito
2006-01-01
Abstract
Il volume, che propone per lo più alcuni risultati del progetto di ricerca da me avviato con i fondi di Ateneo: «Circolazione di beni nel Mediterraneo nel I millennio a.C.: la trasmissione di modelli e motivi tra Oriente ed Occidente», è organizzato nella sequenza editoriale dei contributi, per quanto possibile su base cronologica, seguendo un virtuale percorso nel Mediterraneo da Oriente a Occidente. Le immagini, attraverso le quali gli oggetti artigianali e artistici comunicano tangibilmente il costrutto culturale e quindi mentale, espresso secondo moduli convenzionali di rappresentazione visiva propri di una determinata cultura, costituiscono il filo conduttore che unisce i contributi di differente ambito disciplinare. L'immagine scelta non in sé, ma in rapporto a un'entità, deve essere percepita e interpretata, e come tale diventa creativa, in quanto comporta l'aggiunta di qualcosa in più, una piccola ulteriore creazione: essa deve agire, deve comunicare, e l'opera che ne discende, qualunque essa sia, si trasforma, pur se in possesso di qualità rappresentazionali a diversi livelli culturali, in veicolo di simboli e di contenuti simbolici, assunti in un contesto storico e geografico nel quale si collocano gli antecedenti che la costituiscono, testimoniandone l'esito interpretativo e comunicativo. In questa linea di lettura dell'iconografia, quale complesso di elementi appartenenti al mondo del vissuto, della realtà politica, religiosa e sociale di una società, di regole e stili entro il quale l'oggetto iconico diventa riconoscibile anche attraverso adattamenti ed elaborazioni, quale prodotto culturale che ha la sua autonomia e la sua funzione, il volume trova unità. Lo spazio mediterraneo, che lega l'Oriente alla Grecia, all'Africa e all'Italia, consente di operare una lettura trasversale delle immagini: la sua storia è anche la storia dei circuiti commerciali, di spostamenti di persone, le cui forme di mobilità sono espressioni sociali diverse, di relazioni fra uomini, fra società, di circolazione di oggetti, forme, modelli e motivi, portatori di messaggi differenti, dei quali non sempre è possibile rintracciare il senso. E in questo caso è emblematico il repertorio iconografico fenicio-punico: alla quasi totale mancanza di testi di riferimento che limita il valore semantico delle immagini e condiziona la comprensione delle istanze implicite dalle quali nasce l'opera, si accompagna una costante documentazione degli stessi motivi su media artigianali e in ambiti geografici diversi, che induce a dedurre una valenza originaria, che può tuttavia essere potenziata o indebolita in relazione al contesto nel quale l'opera è collocata o ancora reinterpretata e tradotta in maniera sommaria nella sintesi di suggestioni elaborate attraverso varie esperienze culturali.File | Dimensione | Formato | |
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