Il contributo propone una lettura in chiave identitaria delle cesure macroscopiche riscontrabili nella fenomenologia funeraria ateniese nell’età compresa tra la cacciata di Ippia e l’apogeo dell’impero, a partire da un riesame sistematico della documentazione archeologica ed epigrafica. Se pure con mutamenti radicali nella topografia e nell’organizzazione interna degli spazi funerari, il paesaggio delle necropoli post tiranniche appare connotato da una sostanziale continuità rispetto al passato: contrariamente alla communis opinio, tendente ad accentuare l’austerità ‘democratica’ dei sepolcreti di età clistenica, la competitività tra le famiglie, espressa attraverso il tradizionale lessico aristocratico, sembra aver trovato nella sfera funeraria un palcoscenico complementare e simmetrico agli scenari più propriamente politici dell’agorà e del santuario poliadico. Sono di fatto le guerre persiane a segnare una cesura profonda nelle pratiche funerarie ateniesi. La fine della produzione dei semata figurati e iscritti ed una spiccata tendenza all’omologazione, nelle tipologie tombali così come nella selezione degli oggetti di accompagnamento, sono il segno eloquente dell’affermazione di un’ideologia rigidamente egualitaria, che ha nel Demosion Sema – il cimitero monumentale riservato ai caduti di guerra - il suo necessario presupposto concettuale, non certo a caso funzionale alle fasi fondative dell’impero. L’ossessiva ripetizione delle scene di visita alla tomba sulle lekythoi a fondo bianco, da un lato, e la persistenza di tipologie monumentali di tradizione aristocratica, dall’altro, sono i sintomi di un disagio collettivo, nonché le tracce di una diversa recezione della normativa all'interno delle diverse componenti del corpo sociale. Negli anni della guerra del Peloponneso, la ripresa dei semata figurati e iscritti e dell’aggregazione familiare entro recinti in muratura sembra essere il segno di una comunità di armi – forse da troppo tempo – che si riorganizza come sommatoria di oikoi, ritornando a consuetudini funerarie forzosamente abbandonate da decenni, ma non per questo – evidentemente – meno radicate nella memoria comune.

Le necropoli ateniesi del V secolo tra tradizione arcaica e tendenza all’omologazione

MARCHIANDI, DANIELA FRANCESCA
2008-01-01

Abstract

Il contributo propone una lettura in chiave identitaria delle cesure macroscopiche riscontrabili nella fenomenologia funeraria ateniese nell’età compresa tra la cacciata di Ippia e l’apogeo dell’impero, a partire da un riesame sistematico della documentazione archeologica ed epigrafica. Se pure con mutamenti radicali nella topografia e nell’organizzazione interna degli spazi funerari, il paesaggio delle necropoli post tiranniche appare connotato da una sostanziale continuità rispetto al passato: contrariamente alla communis opinio, tendente ad accentuare l’austerità ‘democratica’ dei sepolcreti di età clistenica, la competitività tra le famiglie, espressa attraverso il tradizionale lessico aristocratico, sembra aver trovato nella sfera funeraria un palcoscenico complementare e simmetrico agli scenari più propriamente politici dell’agorà e del santuario poliadico. Sono di fatto le guerre persiane a segnare una cesura profonda nelle pratiche funerarie ateniesi. La fine della produzione dei semata figurati e iscritti ed una spiccata tendenza all’omologazione, nelle tipologie tombali così come nella selezione degli oggetti di accompagnamento, sono il segno eloquente dell’affermazione di un’ideologia rigidamente egualitaria, che ha nel Demosion Sema – il cimitero monumentale riservato ai caduti di guerra - il suo necessario presupposto concettuale, non certo a caso funzionale alle fasi fondative dell’impero. L’ossessiva ripetizione delle scene di visita alla tomba sulle lekythoi a fondo bianco, da un lato, e la persistenza di tipologie monumentali di tradizione aristocratica, dall’altro, sono i sintomi di un disagio collettivo, nonché le tracce di una diversa recezione della normativa all'interno delle diverse componenti del corpo sociale. Negli anni della guerra del Peloponneso, la ripresa dei semata figurati e iscritti e dell’aggregazione familiare entro recinti in muratura sembra essere il segno di una comunità di armi – forse da troppo tempo – che si riorganizza come sommatoria di oikoi, ritornando a consuetudini funerarie forzosamente abbandonate da decenni, ma non per questo – evidentemente – meno radicate nella memoria comune.
2008
Atene e la Magna Grecia dall’età arcaica all’ellenismo, Atti del XLVII Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia
Istituto per la Storia e l'Archeologia della Magna Grecia
Atti di Taranto
47
105
136
9788890360718
http://www.isamg.it/pubblicazioniatticonvegno.html
Atene; topografia storica; necropoli; sociologia delle necropoli; pratiche funerarie; segnacoli funerari; periboli funerari; Demosion Sema
Daniela Marchiandi
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