Introduzione Il priapismo a basso flusso rappresenta una rara ma grave emergenza andrologica, che se non riconosciuta in tempo e trattata adeguatamente esita in disfunzione erettile. Il trattamento è inizialmente conservativo. Non è chiaro però quale sia il tempo critico oltre il quale la terapia conservativa non sia più in grado di evitare la DE. Scopo di questo lavoro è valutare i risultati del posizionamento di protesi peniena in acuto, nella gestione del priapismo a basso flusso refrattario alle terapie conservative. Materiali e metodi Tra il gennaio 2002 e l’aprile 2010 abbiamo trattato 20 pazienti che si sono presentati presso il pronto soccorso del Nostro Ospedale con priapismo, tutti studiati con anamnesi, esame obiettivo, ematochimici (con ricerca di HbS), EGA cavernoso. Quattro erano priapismi ad alto flusso; 16 erano a basso flusso; di questi, 10 hanno risposto alla terapia farmacologica, mentre 6 hanno richiesto il confezionamento di shunt. A 4 di questi, che non hanno risposto allo shunt, è stata posizionata in acuto una protesi peniena. L’eziologia del priapismo era in 2 pazienti idiopatico, in 1 caso secondario a terapia con gonadotropine per infertilità e 1 caso secondario a papaverina. Risultati Sono state posizionate 3 protesi peniene tricomponenti ed 1 malleabile. Tempo operatorio medio, 90 minuti. Non si sono registrate complicanze intraoperatorie. In tutti i pazienti è stata eseguita la biopsia dei corpi cavernosi; all’esame istologico: necrosi del tessuto cavernoso. Non vi sono state infezioni della protesi. Tutti i pazienti si sono dichiarati soddisfatti ed hanno ripreso l’attività sessuale non prima di 2 mesi dal posizionamento della protesi. Conclusioni Il priapismo a basso flusso rappresenta una rara ma grave emergenza andrologica, che se non riconosciuta in tempo e trattata adeguatamente esita in disfunzione erettile. Il tratmassimo tamento conservativo non è sempre in grado di risolvere il quadro clinico che esita in DE, la cui terapia è rappresentata dall’inserimento di una protesi peniena. A distanza dall’episodio tale chirurgia risulta molto complessa a seguito della fibrosi che si viene a creare. L’inserimento della protesi in acuto invece presenta 3 vantaggi: terapia definitiva del priapismo; terapia della disfunzione erettile; prevenzione della retrazione secondaria alla fibrosi. Tale chirurgia inoltre in un setting acuto risulta tecnicamente più agevole che a distanza di tempo dall’evento
Posizionamento di protesi peniena in acuto nel priapismo a basso flusso: nostra esperienza
ROLLE, Luigi;CERUTI, Carlo;FONTANA, Dario
2010-01-01
Abstract
Introduzione Il priapismo a basso flusso rappresenta una rara ma grave emergenza andrologica, che se non riconosciuta in tempo e trattata adeguatamente esita in disfunzione erettile. Il trattamento è inizialmente conservativo. Non è chiaro però quale sia il tempo critico oltre il quale la terapia conservativa non sia più in grado di evitare la DE. Scopo di questo lavoro è valutare i risultati del posizionamento di protesi peniena in acuto, nella gestione del priapismo a basso flusso refrattario alle terapie conservative. Materiali e metodi Tra il gennaio 2002 e l’aprile 2010 abbiamo trattato 20 pazienti che si sono presentati presso il pronto soccorso del Nostro Ospedale con priapismo, tutti studiati con anamnesi, esame obiettivo, ematochimici (con ricerca di HbS), EGA cavernoso. Quattro erano priapismi ad alto flusso; 16 erano a basso flusso; di questi, 10 hanno risposto alla terapia farmacologica, mentre 6 hanno richiesto il confezionamento di shunt. A 4 di questi, che non hanno risposto allo shunt, è stata posizionata in acuto una protesi peniena. L’eziologia del priapismo era in 2 pazienti idiopatico, in 1 caso secondario a terapia con gonadotropine per infertilità e 1 caso secondario a papaverina. Risultati Sono state posizionate 3 protesi peniene tricomponenti ed 1 malleabile. Tempo operatorio medio, 90 minuti. Non si sono registrate complicanze intraoperatorie. In tutti i pazienti è stata eseguita la biopsia dei corpi cavernosi; all’esame istologico: necrosi del tessuto cavernoso. Non vi sono state infezioni della protesi. Tutti i pazienti si sono dichiarati soddisfatti ed hanno ripreso l’attività sessuale non prima di 2 mesi dal posizionamento della protesi. Conclusioni Il priapismo a basso flusso rappresenta una rara ma grave emergenza andrologica, che se non riconosciuta in tempo e trattata adeguatamente esita in disfunzione erettile. Il tratmassimo tamento conservativo non è sempre in grado di risolvere il quadro clinico che esita in DE, la cui terapia è rappresentata dall’inserimento di una protesi peniena. A distanza dall’episodio tale chirurgia risulta molto complessa a seguito della fibrosi che si viene a creare. L’inserimento della protesi in acuto invece presenta 3 vantaggi: terapia definitiva del priapismo; terapia della disfunzione erettile; prevenzione della retrazione secondaria alla fibrosi. Tale chirurgia inoltre in un setting acuto risulta tecnicamente più agevole che a distanza di tempo dall’eventoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.