Il paper si concentra sul lavoro caratterizzato dall'uso intensivo di tecnologie digitali e da un accentuato disembedding spazio-temporale dall’organizzazione formale per cui è prestato. Il cosiddetto smartworking, che è tradotto in italiano come “Lavoro agile” (perlomeno nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato) è oggi presentato come nuova frontiera del lavoro organizzato, sia da chi tale cambiamento lo auspica in maniera entusiastica, sia da chi invece vede perlopiù conseguenze nefaste. Di fronte a una ennesima sfida tra “integrati” e “apocalittici”, una prospettiva critica e analitica deve essere in grado, prima ancora che proporre previsioni, di mettere a tema correttamente alcune questioni cruciali. Principali argomenti di riflessione accurata, benché non esaustivi, ci paiono essere: - l’autonomia organizzativa, la discrezionalità e il controllo nella regolazione del lavoro; - la (ri)costruzione del collettivo di lavoro e l’identità collettiva e professionale; - la configurazione quali-quantitativa dell’occupazione e la produttività individuale e aziendale; - la conciliazione tra vita lavorativa ed extra-lavorativa. Dopo un’analisi della diffusione del fenomeno a livello internazionale e nazionale, il paper passa ad affrontare tali questioni attraverso una meta-analisi delle ricerche qualitative e quantitative sullo smartworking e alcuni fenomeni collegati (come il coworking). Ne emerge un quadro di potenzialità ma anche di rischi per lo sviluppo di nuove competenze e la loro circolazione, di buone pratiche organizzative e produttività, di reti organizzative innovative e per la conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di riposo.
DigitAgile: l’ufficio nel dispositivo mobile. Opportunità e rischi per lavoratori e aziende
ALBANO, Roberto;BERTOLINI, Sonia;CURZI, YLENIA;PARISI, TANIA
2017-01-01
Abstract
Il paper si concentra sul lavoro caratterizzato dall'uso intensivo di tecnologie digitali e da un accentuato disembedding spazio-temporale dall’organizzazione formale per cui è prestato. Il cosiddetto smartworking, che è tradotto in italiano come “Lavoro agile” (perlomeno nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato) è oggi presentato come nuova frontiera del lavoro organizzato, sia da chi tale cambiamento lo auspica in maniera entusiastica, sia da chi invece vede perlopiù conseguenze nefaste. Di fronte a una ennesima sfida tra “integrati” e “apocalittici”, una prospettiva critica e analitica deve essere in grado, prima ancora che proporre previsioni, di mettere a tema correttamente alcune questioni cruciali. Principali argomenti di riflessione accurata, benché non esaustivi, ci paiono essere: - l’autonomia organizzativa, la discrezionalità e il controllo nella regolazione del lavoro; - la (ri)costruzione del collettivo di lavoro e l’identità collettiva e professionale; - la configurazione quali-quantitativa dell’occupazione e la produttività individuale e aziendale; - la conciliazione tra vita lavorativa ed extra-lavorativa. Dopo un’analisi della diffusione del fenomeno a livello internazionale e nazionale, il paper passa ad affrontare tali questioni attraverso una meta-analisi delle ricerche qualitative e quantitative sullo smartworking e alcuni fenomeni collegati (come il coworking). Ne emerge un quadro di potenzialità ma anche di rischi per lo sviluppo di nuove competenze e la loro circolazione, di buone pratiche organizzative e produttività, di reti organizzative innovative e per la conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di riposo.File | Dimensione | Formato | |
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