Una buona parte del lavoro svolto presso il nostro Laboratorio consiste nello studio con SEM delle tracce che i proiettili d’arma da fuoco lasciano nell’ambiente circostante e di quelle che l’ambiente circostante imprime sui proiettili. In letteratura le segnalazioni relative ad indagini riguardanti lo scambio di tracce tra strumenti lesivi e scheletro della vittima concernono essenzialmente proiettili. È parso perciò utile verificare sperimentalmente se ed in quale misura lesioni traumatiche coinvolgenti lo scheletro, prodotte da strumenti metallici, comportino cessione di elementi dell’oggetto feritore all’osso. Da scapole di bovino adulto recanti ancora parti molli sono stati ottenuti tasselli quadrangolari di circa 3-4 cm di lato; su questi sono state prodotte, mediante percussione, fratture a stampo con oggetti metallici di diversa foggia e composizione. Allo studio con SEM a pressione variabile accoppiato a sistema di microanalisi a dispersione di energia (EDX) si è osservata sull’osso la presenza di microtracce derivanti dagli agenti lesivi e numerosi detriti ossei sull’oggetto feritore. Anche dopo completa scheletrizzazione mediante bollitura in acqua è stata dimostrata la persistenza delle tracce metalliche. Infine i tasselli ossei sono stati esposti ad insulto termico fino alla calcinazione; pure in questo caso si sono rinvenute microtracce metalliche, sebbene in quantità ridotta e con modificazioni della specificità di composizione. In conclusione, lo studio fornisce precisa indicazione a non trascurare l’esame con SEM di fratture scheletriche qualora vi sia incertezza sulla natura del mezzo feritore. Conferma inoltre il primato del SEM a pressione variabile: l’esame di substrati non conduttivi e voluminosi come quelli esaminati sarebbe stato infatti indaginosissimo, praticamente impossibile, con SEM tradizionale.
Ricerca di microtracce in traumatologia forense. Impiego del microscopio elettronico a scansione (SEM) a pressione variabile.
TORRE, Carlo;MATTUTINO, Grazia;DE NICOLO', ANDREA
2011-01-01
Abstract
Una buona parte del lavoro svolto presso il nostro Laboratorio consiste nello studio con SEM delle tracce che i proiettili d’arma da fuoco lasciano nell’ambiente circostante e di quelle che l’ambiente circostante imprime sui proiettili. In letteratura le segnalazioni relative ad indagini riguardanti lo scambio di tracce tra strumenti lesivi e scheletro della vittima concernono essenzialmente proiettili. È parso perciò utile verificare sperimentalmente se ed in quale misura lesioni traumatiche coinvolgenti lo scheletro, prodotte da strumenti metallici, comportino cessione di elementi dell’oggetto feritore all’osso. Da scapole di bovino adulto recanti ancora parti molli sono stati ottenuti tasselli quadrangolari di circa 3-4 cm di lato; su questi sono state prodotte, mediante percussione, fratture a stampo con oggetti metallici di diversa foggia e composizione. Allo studio con SEM a pressione variabile accoppiato a sistema di microanalisi a dispersione di energia (EDX) si è osservata sull’osso la presenza di microtracce derivanti dagli agenti lesivi e numerosi detriti ossei sull’oggetto feritore. Anche dopo completa scheletrizzazione mediante bollitura in acqua è stata dimostrata la persistenza delle tracce metalliche. Infine i tasselli ossei sono stati esposti ad insulto termico fino alla calcinazione; pure in questo caso si sono rinvenute microtracce metalliche, sebbene in quantità ridotta e con modificazioni della specificità di composizione. In conclusione, lo studio fornisce precisa indicazione a non trascurare l’esame con SEM di fratture scheletriche qualora vi sia incertezza sulla natura del mezzo feritore. Conferma inoltre il primato del SEM a pressione variabile: l’esame di substrati non conduttivi e voluminosi come quelli esaminati sarebbe stato infatti indaginosissimo, praticamente impossibile, con SEM tradizionale.File | Dimensione | Formato | |
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