La catastrofe, apparentemente insensata, spesso paralizza la narrazione abituale, trovando sfogo in nuove forme di racconto che ne catturino e ne trasmettano il senso paradossale. Da Virgilio in poi, la locuzione “lacrimae rerum” suggerisce (in una delle sue interpretazioni possibili) la capacità degli artefatti distrutti d’incarnare il racconto della catastrofe meglio d’ogni articolata espressione verbale. La narrazione non riguarda solo i soggetti animati, ma anche gli oggetti inanimati. A seconda delle ideologie ontologiche, gli oggetti possono a loro volta animarsi nel racconto, pensare, soffrire, compiere azioni. L’intervento proposto vorrebbe però spingersi oltre: non solo gli oggetti sono protagonisti di racconto, ma anche una delle loro componenti essenziali, ancorché spesso trascurata: i materiali. I materiali stessi possono divenire protagonisti di una narrazione, come sanno bene gli studiosi di un campo disciplinare oggi molto in espansione, quello dei material culture studies. Incrociando tale prospettiva con quella della semiotica, l’intervento intende sottolineare che i materiali raccontano e sono oggetto di narrazione sia quando sono parte costituente di un oggetto o di un soggetto, sia quando ne caratterizzano la disgregazione. Gli studiosi si sono perlopiù concentrati sulla ‘materialità positiva’, studiando il senso dei materiali e le tecniche di produzione degli artefatti. Tuttavia, la materia significa non solo quanto è plasmata nella materialità, ma anche quando è distrutta. L’intervento espone un primo tentativo di ricerca sul significato dell’anti-materialità. Lo studio degli artefatti distrutti, infatti, segnala che la materia è sempre materialità. Essa conserva sempre un’ombra di significato, indipendentemente da quanto profondamente sia stata disintegrata. Il significato crepuscolare dei materiali danneggiati è sovente sfuggito all’attenzione degli studiosi. L’intervento cercherà di compierne una prima esplorazione, proponendo come caso di studio una storia culturale condensata, in chiave semiotica, del vetro infranto. La medesima esposizione combinerà una rassegna storica e un’esamina strutturale di questo materiale distrutto e delle catastrofi ch’esso racconta, dall’antichità fino all’epoca contemporanea.
Lacrimae rerum: semiotica dei materiali e racconto della catastrofe
Massimo Leone
2017-01-01
Abstract
La catastrofe, apparentemente insensata, spesso paralizza la narrazione abituale, trovando sfogo in nuove forme di racconto che ne catturino e ne trasmettano il senso paradossale. Da Virgilio in poi, la locuzione “lacrimae rerum” suggerisce (in una delle sue interpretazioni possibili) la capacità degli artefatti distrutti d’incarnare il racconto della catastrofe meglio d’ogni articolata espressione verbale. La narrazione non riguarda solo i soggetti animati, ma anche gli oggetti inanimati. A seconda delle ideologie ontologiche, gli oggetti possono a loro volta animarsi nel racconto, pensare, soffrire, compiere azioni. L’intervento proposto vorrebbe però spingersi oltre: non solo gli oggetti sono protagonisti di racconto, ma anche una delle loro componenti essenziali, ancorché spesso trascurata: i materiali. I materiali stessi possono divenire protagonisti di una narrazione, come sanno bene gli studiosi di un campo disciplinare oggi molto in espansione, quello dei material culture studies. Incrociando tale prospettiva con quella della semiotica, l’intervento intende sottolineare che i materiali raccontano e sono oggetto di narrazione sia quando sono parte costituente di un oggetto o di un soggetto, sia quando ne caratterizzano la disgregazione. Gli studiosi si sono perlopiù concentrati sulla ‘materialità positiva’, studiando il senso dei materiali e le tecniche di produzione degli artefatti. Tuttavia, la materia significa non solo quanto è plasmata nella materialità, ma anche quando è distrutta. L’intervento espone un primo tentativo di ricerca sul significato dell’anti-materialità. Lo studio degli artefatti distrutti, infatti, segnala che la materia è sempre materialità. Essa conserva sempre un’ombra di significato, indipendentemente da quanto profondamente sia stata disintegrata. Il significato crepuscolare dei materiali danneggiati è sovente sfuggito all’attenzione degli studiosi. L’intervento cercherà di compierne una prima esplorazione, proponendo come caso di studio una storia culturale condensata, in chiave semiotica, del vetro infranto. La medesima esposizione combinerà una rassegna storica e un’esamina strutturale di questo materiale distrutto e delle catastrofi ch’esso racconta, dall’antichità fino all’epoca contemporanea.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Massimo Leone 2017 - Lacrimae rerum - Versione pubblicata in _EC_.pdf
Accesso aperto
Descrizione: Articolo principale
Tipo di file:
PDF EDITORIALE
Dimensione
38.09 MB
Formato
Adobe PDF
|
38.09 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.