La classe medico-veterinaria, subito dopo l’Unità d’Italia, si trovò ad affrontare non pochi problemi organizzativi. La necessità di disporre di un corpo normativo che mettesse ordine tra i regolamenti ereditati dalla poliedrica situazione preunitaria, la forzata convivenza tra professionisti che avevano seguito percorsi formativi, “alta” e “bassa” veterinaria, non sempre omogenei e la quasi totale assenza di una organizzazione tesa alla difesa degli interessi professionali della categoria, erano tra i problemi maggiori. Fin dal 18 luglio del 1858 esisteva la Società Nazionale Veterinaria ed Accademia di Torino che tra gli scopi aveva anche la difesa degli interessi professionali, ma sul finire dell’Ottocento furono molte le Società su base regionale, con al loro interno le rappresentanze provinciali, che diedero vita ad una più capillare organizzazione professionale sul territorio nazionale. Tra queste si possono ricordare la Società Veterinaria Toscana, che con il suo presidente, Pietro Bosi, fu tra le più attive nei rapporti con il Ministero degli Interni, quella Piemontese, quella Lombarda, quella Umbro-Senese-Aretina, quella Romana. Altre si formarono, come quella Apulo-Sannitica con sede a Foggia, sull’onda delle esperienze che erano maturate dove più solida era la presenza veterinaria. In sintesi, lo scopo delle Società era quello “di poter esercitare un’efficace influenza presso le competenti autorità per ottenere che siano meglio tutelati gli interessi morali e materiali del ceto veterinario”. L’attività delle diverse Società divenne sinergica con la creazione della Federazione Veterinaria Italiana. L’atto costitutivo della Federazione fu firmato a Milano nel settembre del 1891 durante il congresso per i festeggiamenti del centenario della Scuola Veterinaria milanese. Nel marzo dell’anno successivo si svolse a Firenze il primo congresso nazionale. Organo ufficiale della Federazione fu Il Moderno Zooiatro che si stampava a Torino. Nel 1912, dalla Federazione scaturì l’Unione Veterinaria Italiana antesignana dell’attuale FNOVI.
LE SOCIETÀ VETERINARIE REGIONALI DI FINE OTTOCENTO
Ivo Zoccarato;Daniele De Meneghi
2022-01-01
Abstract
La classe medico-veterinaria, subito dopo l’Unità d’Italia, si trovò ad affrontare non pochi problemi organizzativi. La necessità di disporre di un corpo normativo che mettesse ordine tra i regolamenti ereditati dalla poliedrica situazione preunitaria, la forzata convivenza tra professionisti che avevano seguito percorsi formativi, “alta” e “bassa” veterinaria, non sempre omogenei e la quasi totale assenza di una organizzazione tesa alla difesa degli interessi professionali della categoria, erano tra i problemi maggiori. Fin dal 18 luglio del 1858 esisteva la Società Nazionale Veterinaria ed Accademia di Torino che tra gli scopi aveva anche la difesa degli interessi professionali, ma sul finire dell’Ottocento furono molte le Società su base regionale, con al loro interno le rappresentanze provinciali, che diedero vita ad una più capillare organizzazione professionale sul territorio nazionale. Tra queste si possono ricordare la Società Veterinaria Toscana, che con il suo presidente, Pietro Bosi, fu tra le più attive nei rapporti con il Ministero degli Interni, quella Piemontese, quella Lombarda, quella Umbro-Senese-Aretina, quella Romana. Altre si formarono, come quella Apulo-Sannitica con sede a Foggia, sull’onda delle esperienze che erano maturate dove più solida era la presenza veterinaria. In sintesi, lo scopo delle Società era quello “di poter esercitare un’efficace influenza presso le competenti autorità per ottenere che siano meglio tutelati gli interessi morali e materiali del ceto veterinario”. L’attività delle diverse Società divenne sinergica con la creazione della Federazione Veterinaria Italiana. L’atto costitutivo della Federazione fu firmato a Milano nel settembre del 1891 durante il congresso per i festeggiamenti del centenario della Scuola Veterinaria milanese. Nel marzo dell’anno successivo si svolse a Firenze il primo congresso nazionale. Organo ufficiale della Federazione fu Il Moderno Zooiatro che si stampava a Torino. Nel 1912, dalla Federazione scaturì l’Unione Veterinaria Italiana antesignana dell’attuale FNOVI.File | Dimensione | Formato | |
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