Lo studio delle concezioni spontanee degli allievi e delle problematiche relative all’insegnamento-apprendimento dei concetti scientifici costituisce il punto di partenza al fine di approntare un piano didattico in cui la comunicazione del “sapere” disciplinare sia il più possibile efficace. In molte discipline scientifiche, tra cui anche le Scienze della Terra, alcuni concetti sono di difficile comprensione poiché legati ad aspetti non direttamente osservabili o lontani dall’esperienza quotidiana. Il dover ragionare in tre dimensioni, il riferimento a tempi estremamente lunghi e spazi molto grandi costituiscono importanti ostacoli concettuali che generano, in molte persone, interpretazioni dei fenomeni alternative a quelle espresse dalla comunità scientifica e che traggono origine dal “senso comune”, da tradizioni popolari o dai mezzi di comunicazione di massa. Tali interpretazioni alternative, o concezioni difformi, sono funzionali all’ambiente di vita dell’individuo e tendono a perdurare nel tempo, nonostante l’insegnamento scolastico tradizionale. I nostri studi, in accordo con altri, dimostrano come le medesime concezioni difformi rilevate nei bambini all’inizio della scuola primaria si possano riscontrare nei diversi gradi scolastici e siano presenti anche in età adulta con la sola variazione della frequenza con cui esse si manifestano. Le concezioni spontanee possedute dagli studenti possono ostacolare l’apprendimento dei nuovi concetti scientifici proposti a scuola e nei diversi contesti educativi. Solo conoscendo tali concezioni è possibile approntare piani didattici che possano metterle in discussione a favore della costruzione di un nuovo sapere più conforme ai concetti espressi dalla comunità scientifica. Le interpretazioni alternative dell’interno del pianeta, siccome non direttamente osservabile, sono più frequenti e sono correlate a concezioni difformi che spiegano, in modo fantasioso, i fenomeni che avvengono in superficie (vedi figura). Secondo la consuetudine più comune dell'insegnamento scientifico degli anni passati, lo studente veniva nutrito con grandi quantità di informazioni riguardo leggi e fatti scientifici oggettivi, in un modello di acquisizione logica, ma passiva della conoscenza. Oggi, grazie anche alla ricerca didattica, si fa strada un modello più flessibile e partecipativo di apprendimento scientifico, sensibile alle suggestioni, basato su esperienze dirette, laboratori ed escursioni, passando per i percorsi storici della scienza. Le rappresentazioni mentali così costruite fanno riferimento ad un modello di conoscenza attiva e costruita dall'individuo che apprende e si arricchiscono di “esperienze sensoriali” le quali agiscono in modo molto efficace nel trasformare le concezioni spontanee degli allievi in concezioni accreditate. Campo di esperienza, metodologia e risultati della ricerca La ricerca è stata sviluppata all’interno di un programma di cooperazione internazionale attivato tra la Regione Piemonte e la Repubblica di Capo Verde. Il progetto, iniziato nel maggio 2006, è denominato “Percorsi formativi finalizzati alla tutela ambientale e allo sviluppo sostenibile: scambio interculturale tra il Piemonte e Capo Verde”. L’indagine sulle concezioni spontanee è stata condotta su un campione iniziale di 181 allievi della scuola primaria e secondaria appartenenti a sei classi gemellate tra Italia (comuni di Torino, Bra, Refrancore) e Capo Verde (comuni di Praia, S. Vicente, S. Filipe). In seguito la ricerca è stata integrata da una raccolta dati analoga svolta in due classi della scuola primaria di Poirino (TO). I dati sperimentali sono stati ricavati da elaborati molto diversificati che consistono in schede compilate, disegni individuali, tabelloni collettivi, immagini fotografiche, piccoli manufatti, elaborati scritti liberi e spontanei, risposte a domande aperte o strutturate, interviste, relazioni di gruppo e questionari di autoanalisi. Le schede e le rappresentazioni grafiche sono state elaborate dagli allievi prima degli interventi didattici in modo da far emergere le conoscenze spontanee degli allievi senza condizionamenti da parte degli insegnanti. Attraverso tali elaborati sono state indagate la capacità degli allievi di riconoscere le forme del paesaggio, le caratteristiche climatiche, la natura del substrato roccioso e del suolo, le modificazioni intervenute in tempi storici e geologici, le situazioni di rischio e di degrado ambientale. E’ stata valutata la capacità di utilizzare una terminologia appropriata in relazione all’età degli allievi, di descrivere le forme e di interpretare i processi. Si è poi esplorata la qualità della percezione e la capacità di rappresentazione di eventi geodinamici cruciali nella modificazione delle forme del paesaggio e rilevanti nell’impatto sulla popolazione, sugli insediamenti e le attività antropiche: gli eventi alluvionali, sismici, e vulcanici. Gli allievi stessi hanno poi svolto un’attività di metariflessione, comparando gli elaborati propri e quelli della classe partner ed evidenziando con espressioni spontanee le somiglianze e differenze percepite. Questa modalità operativa ha consentito agli insegnanti di proporre i concetti scientificamente accreditati in un contesto flessibile e favorevole, ricco di curiosità e attenzione suscitate dallo scambio di materiali con la classe gemellata. In questo contesto educativo e di confronto spontaneo è stato possibile porre in “crisi cognitiva” le numerose concezioni difformi presenti negli allievi stimolando la discussione e la partecipazione di tutti. Questa modalità operativa è riconducibile ad una action research, un modello di ricerca partecipata in cui il problema sorge all’interno della comunità educativa che lo definisce, lo analizza e lo risolve. Questa procedura tende a stimolare una maggiore consapevolezza dei partecipanti rispetto alle loro risorse e alle possibilità di mobilizzarle, il ricercatore partecipa alla ricerca affiancando gli insegnanti ed apprende durante la ricerca coinvolgendosi anche da un punto di vista operativo. Finalità e conclusioni Tutti concordano sul fatto che una migliore conoscenza scientifica degli eventi e dei processi che agiscono in un territorio può aumentare il senso di responsabilità dei cittadini verso la tutela dell'ambiente. Ora, grazie anche alla ricerca didattica, siamo consapevoli del fatto che la conoscenza scientifica incide effettivamente sui comportamenti e sulle scelte di vita solo quando è percepita come significativa dai soggetti che apprendono ed è integrata nel sistema di conoscenze preesistenti e al coinvolgimento affettivo-emozionale che vi è connesso. Lo spazio che la ricerca ha riconosciuto alle rappresentazioni mentali ha inciso in maniera significativa sugli orientamenti didattici della matematica e della fisica, che hanno ormai una tradizione consolidata. La ricerca didattica nelle Scienze della Terra, può ancora svilupparsi per migliorare il rapporto docente-discente e per favorire l'insegnamento-apprendimento di quei concetti scientifici che hanno un forte risvolto sociale, legati ai processi che generano rischio geologico o sono connessi alla gestione del territorio, dei rifiuti e del turismo sostenibile.
Insegnanti e allievi si confrontano con le concezioni spontanee e acquisite sull’interno della Terra e sulle relazioni con i fenomeni superficiali (processi, eventi, morfologie). Poster
GIMIGLIANO, DANIELE;FERRERO, Elena
2008-01-01
Abstract
Lo studio delle concezioni spontanee degli allievi e delle problematiche relative all’insegnamento-apprendimento dei concetti scientifici costituisce il punto di partenza al fine di approntare un piano didattico in cui la comunicazione del “sapere” disciplinare sia il più possibile efficace. In molte discipline scientifiche, tra cui anche le Scienze della Terra, alcuni concetti sono di difficile comprensione poiché legati ad aspetti non direttamente osservabili o lontani dall’esperienza quotidiana. Il dover ragionare in tre dimensioni, il riferimento a tempi estremamente lunghi e spazi molto grandi costituiscono importanti ostacoli concettuali che generano, in molte persone, interpretazioni dei fenomeni alternative a quelle espresse dalla comunità scientifica e che traggono origine dal “senso comune”, da tradizioni popolari o dai mezzi di comunicazione di massa. Tali interpretazioni alternative, o concezioni difformi, sono funzionali all’ambiente di vita dell’individuo e tendono a perdurare nel tempo, nonostante l’insegnamento scolastico tradizionale. I nostri studi, in accordo con altri, dimostrano come le medesime concezioni difformi rilevate nei bambini all’inizio della scuola primaria si possano riscontrare nei diversi gradi scolastici e siano presenti anche in età adulta con la sola variazione della frequenza con cui esse si manifestano. Le concezioni spontanee possedute dagli studenti possono ostacolare l’apprendimento dei nuovi concetti scientifici proposti a scuola e nei diversi contesti educativi. Solo conoscendo tali concezioni è possibile approntare piani didattici che possano metterle in discussione a favore della costruzione di un nuovo sapere più conforme ai concetti espressi dalla comunità scientifica. Le interpretazioni alternative dell’interno del pianeta, siccome non direttamente osservabile, sono più frequenti e sono correlate a concezioni difformi che spiegano, in modo fantasioso, i fenomeni che avvengono in superficie (vedi figura). Secondo la consuetudine più comune dell'insegnamento scientifico degli anni passati, lo studente veniva nutrito con grandi quantità di informazioni riguardo leggi e fatti scientifici oggettivi, in un modello di acquisizione logica, ma passiva della conoscenza. Oggi, grazie anche alla ricerca didattica, si fa strada un modello più flessibile e partecipativo di apprendimento scientifico, sensibile alle suggestioni, basato su esperienze dirette, laboratori ed escursioni, passando per i percorsi storici della scienza. Le rappresentazioni mentali così costruite fanno riferimento ad un modello di conoscenza attiva e costruita dall'individuo che apprende e si arricchiscono di “esperienze sensoriali” le quali agiscono in modo molto efficace nel trasformare le concezioni spontanee degli allievi in concezioni accreditate. Campo di esperienza, metodologia e risultati della ricerca La ricerca è stata sviluppata all’interno di un programma di cooperazione internazionale attivato tra la Regione Piemonte e la Repubblica di Capo Verde. Il progetto, iniziato nel maggio 2006, è denominato “Percorsi formativi finalizzati alla tutela ambientale e allo sviluppo sostenibile: scambio interculturale tra il Piemonte e Capo Verde”. L’indagine sulle concezioni spontanee è stata condotta su un campione iniziale di 181 allievi della scuola primaria e secondaria appartenenti a sei classi gemellate tra Italia (comuni di Torino, Bra, Refrancore) e Capo Verde (comuni di Praia, S. Vicente, S. Filipe). In seguito la ricerca è stata integrata da una raccolta dati analoga svolta in due classi della scuola primaria di Poirino (TO). I dati sperimentali sono stati ricavati da elaborati molto diversificati che consistono in schede compilate, disegni individuali, tabelloni collettivi, immagini fotografiche, piccoli manufatti, elaborati scritti liberi e spontanei, risposte a domande aperte o strutturate, interviste, relazioni di gruppo e questionari di autoanalisi. Le schede e le rappresentazioni grafiche sono state elaborate dagli allievi prima degli interventi didattici in modo da far emergere le conoscenze spontanee degli allievi senza condizionamenti da parte degli insegnanti. Attraverso tali elaborati sono state indagate la capacità degli allievi di riconoscere le forme del paesaggio, le caratteristiche climatiche, la natura del substrato roccioso e del suolo, le modificazioni intervenute in tempi storici e geologici, le situazioni di rischio e di degrado ambientale. E’ stata valutata la capacità di utilizzare una terminologia appropriata in relazione all’età degli allievi, di descrivere le forme e di interpretare i processi. Si è poi esplorata la qualità della percezione e la capacità di rappresentazione di eventi geodinamici cruciali nella modificazione delle forme del paesaggio e rilevanti nell’impatto sulla popolazione, sugli insediamenti e le attività antropiche: gli eventi alluvionali, sismici, e vulcanici. Gli allievi stessi hanno poi svolto un’attività di metariflessione, comparando gli elaborati propri e quelli della classe partner ed evidenziando con espressioni spontanee le somiglianze e differenze percepite. Questa modalità operativa ha consentito agli insegnanti di proporre i concetti scientificamente accreditati in un contesto flessibile e favorevole, ricco di curiosità e attenzione suscitate dallo scambio di materiali con la classe gemellata. In questo contesto educativo e di confronto spontaneo è stato possibile porre in “crisi cognitiva” le numerose concezioni difformi presenti negli allievi stimolando la discussione e la partecipazione di tutti. Questa modalità operativa è riconducibile ad una action research, un modello di ricerca partecipata in cui il problema sorge all’interno della comunità educativa che lo definisce, lo analizza e lo risolve. Questa procedura tende a stimolare una maggiore consapevolezza dei partecipanti rispetto alle loro risorse e alle possibilità di mobilizzarle, il ricercatore partecipa alla ricerca affiancando gli insegnanti ed apprende durante la ricerca coinvolgendosi anche da un punto di vista operativo. Finalità e conclusioni Tutti concordano sul fatto che una migliore conoscenza scientifica degli eventi e dei processi che agiscono in un territorio può aumentare il senso di responsabilità dei cittadini verso la tutela dell'ambiente. Ora, grazie anche alla ricerca didattica, siamo consapevoli del fatto che la conoscenza scientifica incide effettivamente sui comportamenti e sulle scelte di vita solo quando è percepita come significativa dai soggetti che apprendono ed è integrata nel sistema di conoscenze preesistenti e al coinvolgimento affettivo-emozionale che vi è connesso. Lo spazio che la ricerca ha riconosciuto alle rappresentazioni mentali ha inciso in maniera significativa sugli orientamenti didattici della matematica e della fisica, che hanno ormai una tradizione consolidata. La ricerca didattica nelle Scienze della Terra, può ancora svilupparsi per migliorare il rapporto docente-discente e per favorire l'insegnamento-apprendimento di quei concetti scientifici che hanno un forte risvolto sociale, legati ai processi che generano rischio geologico o sono connessi alla gestione del territorio, dei rifiuti e del turismo sostenibile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.