La cristallizzazione dei moments of being, a cui la scrittura di Woolf tende, sembra richiedere un distanziamento della prosa dal “marvellous fact-recording power” (“The Narrow Bridge of Art”), per esplorare, invece, attraverso gli strumenti lirici, le potenzialità sovrasemantiche del linguaggio, i “sunken meanings” (“Craftmanship”) della parola, gli spazi di inespresso e inesprimibile che affermano e, al tempo stesso, sfidano, l’ineffabilità del momento di rivelazione. L’esperienza di uscita dai tratti lineari del tempo (Paul Ricoeur, Temps et récit) ricreata nelle opere di Woolf, implica una sospensione temporale, una espansione dell’attimo nel presente, che paiono trovare corrispondenza più che nello svolgimento del racconto narrativo, nella costruzione di un ritmo ciclico della frase, nell’aggiunta di senso della figura della metafora (Ricoeur, La métaphore vive), nell’ “interezza” della forma poetica (“the essence sucked out of life and held rounded here – the sonnet”, To the Lighthouse). Proprio il concetto di “interezza” viene tuttavia, significativamente, nell’opera di Woolf, rimesso in discussione attraverso l’incastonamento temporale dei “moments of being” all’interno della “linearità” della forma romanzo, laddove la progressione temporale del racconto riesce a suggerire come l’attimo atemporale di rivelazione si richiuda per confluire nuovamente nel flusso del tempo (“The great revelation had never come. Instead there were little daily miracles, illuminations, matches struck unexpectedly in the dark”, To the Lighthouse).
"Matches struck unexpectedly in the dark": esperienza del tempo e scrittura lirica nell’opera di Virginia Woolf
PRUDENTE, Teresa
2009-01-01
Abstract
La cristallizzazione dei moments of being, a cui la scrittura di Woolf tende, sembra richiedere un distanziamento della prosa dal “marvellous fact-recording power” (“The Narrow Bridge of Art”), per esplorare, invece, attraverso gli strumenti lirici, le potenzialità sovrasemantiche del linguaggio, i “sunken meanings” (“Craftmanship”) della parola, gli spazi di inespresso e inesprimibile che affermano e, al tempo stesso, sfidano, l’ineffabilità del momento di rivelazione. L’esperienza di uscita dai tratti lineari del tempo (Paul Ricoeur, Temps et récit) ricreata nelle opere di Woolf, implica una sospensione temporale, una espansione dell’attimo nel presente, che paiono trovare corrispondenza più che nello svolgimento del racconto narrativo, nella costruzione di un ritmo ciclico della frase, nell’aggiunta di senso della figura della metafora (Ricoeur, La métaphore vive), nell’ “interezza” della forma poetica (“the essence sucked out of life and held rounded here – the sonnet”, To the Lighthouse). Proprio il concetto di “interezza” viene tuttavia, significativamente, nell’opera di Woolf, rimesso in discussione attraverso l’incastonamento temporale dei “moments of being” all’interno della “linearità” della forma romanzo, laddove la progressione temporale del racconto riesce a suggerire come l’attimo atemporale di rivelazione si richiuda per confluire nuovamente nel flusso del tempo (“The great revelation had never come. Instead there were little daily miracles, illuminations, matches struck unexpectedly in the dark”, To the Lighthouse).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.