Il cambiamento climatico e l’esaurimento delle riserve di combustibili fossili sono alcune delle maggiori preoccupazioni di questo inizio secolo. Le problematiche connesse al surriscaldamento del Pianeta hanno aumentato la consapevolezza della gravità della situazione, stimolando nell’uomo la maturazione di una “coscienza verde”. Innumerevoli iniziative sono in atto per ridurre o mitigare il climate change e molte nazioni hanno aderito a protocolli d’intesa internazionali (es. Protocollo di Kyoto o “20-20-20” dell’UE). Tuttavia l’applicazione delle misure invocate è spesso disattesa e lo sviluppo sostenibile del Pianeta è più una dichiarazione di intenti che un’azione di fatto. Nonostante queste limitazioni e contraddizioni, la ricerca di nuovi tipi di energia rinnovabile è in corso. Tra le energie alternative, le biomasse vegetali possono avere destinazioni d’uso diverse a seconda della filiera in cui si inseriscono (bioetanolo, biogas, energia termica, energia elettrica). Le biomasse adatte alla produzione di energia termica ed elettrica possono essere sia erbacee sia arboree. Per quanto riguarda le piante arboree la ricerca è indirizzata verso 4 specie: pioppo, salice, robinia ed eucalitto. Queste specie possono essere utilizzate coltivandole in Short Rotation Forestry (SRF), con ceduazioni a breve rotazione di piante arboree a rapido accrescimento. Le SRF sono state inserite in molti progetti di ricerca per la valutazione delle caratteristiche produttive. Per lo studio di modelli e tecniche colturali adatti a rendere queste piantagioni competitive con le altre colture agrarie, è stata valutata l’attitudine produttiva di 4 cloni di pioppo e 4 di salice in un impianto misto a bassa densità con turno di 3-4 anni. Inoltre si è inteso valutare il comportamento di latifoglie quali Quercus robur L., Carpinus betulus L., Sorbus torminalis L. L’impianto è localizzato nel comune di Fiano Torinese (TO) dove il clima, piuttosto fresco, e la prossimità del torrente Ceronda, hanno consentito di evitare interventi irrigui, tuttavia nei periodi piovosi primaverili e autunnali il ristagno idrico ha rallentato l’accrescimento delle piante. Cloni di pioppo (Pegaso, Orion, 83.141.020 e 85-037) e di salice (Drago, Levante, S76008, SI64-017) sono stati messi a dimora secondo uno schema sperimentale a split-plot con 3 replicazioni di 50 piante per clone e sesto d’impianto di 2,80 x 0,40 m per le file a biomassa. Queste ultime sono alternate ogni due ad una fila di latifoglie. I rilievi biometrici, effettuati su ogni clone durante il riposo vegetativo della 4° stagione di impianto, sono: diametro fusto a 130 cm da terra, sopravvivenza, polloni/ceppaia, altezza delle piante, peso secco ricavato dall’abbattimento di 3 piante per clone. I risultati hanno evidenziato una bassa resa di biomassa secca ha-1 per tutte le specie; ciò è da imputare sia al clima piuttosto fresco della zona, sia al mancato controllo delle infestanti durante la stagione vegetativa; tali fattori hanno influito anche sulla crescita delle latifoglie di pregio. In base a dati storici, si osserva come solamente nell’ultimo anno le piante abbiano avuto uno sviluppo tipico per le SRF, venendo meno gli stress causati dalla competizione con le infestanti. Sono state individuate differenze di comportamento tra i vari genotipi. Il clone di salice più produttivo è SI64-017 con una media di 1,5 t/ha di sostanza secca. Tra i cloni di pioppo il più produttivo è Pegaso con una produttività di 1 t/ha di sostanza secca. In conclusione si può affermare che le SRF sono una valida alternativa nel panorama delle biomasse vegetali; tuttavia, per essere competitive, devono fornire alte rese produttive e pertanto è necessario impiantarle non solo in zone marginali, ma in terreni maggiormente vocati e sottoposte ad una corretta gestione colturale.

Short Rotation Forestry: produzione di biomassa di genotipi di pioppo e salice in impianti misti di arboricoltura

BECCARO, GABRIELE LORIS;CERUTTI, ALESSANDRO KIM;
2010-01-01

Abstract

Il cambiamento climatico e l’esaurimento delle riserve di combustibili fossili sono alcune delle maggiori preoccupazioni di questo inizio secolo. Le problematiche connesse al surriscaldamento del Pianeta hanno aumentato la consapevolezza della gravità della situazione, stimolando nell’uomo la maturazione di una “coscienza verde”. Innumerevoli iniziative sono in atto per ridurre o mitigare il climate change e molte nazioni hanno aderito a protocolli d’intesa internazionali (es. Protocollo di Kyoto o “20-20-20” dell’UE). Tuttavia l’applicazione delle misure invocate è spesso disattesa e lo sviluppo sostenibile del Pianeta è più una dichiarazione di intenti che un’azione di fatto. Nonostante queste limitazioni e contraddizioni, la ricerca di nuovi tipi di energia rinnovabile è in corso. Tra le energie alternative, le biomasse vegetali possono avere destinazioni d’uso diverse a seconda della filiera in cui si inseriscono (bioetanolo, biogas, energia termica, energia elettrica). Le biomasse adatte alla produzione di energia termica ed elettrica possono essere sia erbacee sia arboree. Per quanto riguarda le piante arboree la ricerca è indirizzata verso 4 specie: pioppo, salice, robinia ed eucalitto. Queste specie possono essere utilizzate coltivandole in Short Rotation Forestry (SRF), con ceduazioni a breve rotazione di piante arboree a rapido accrescimento. Le SRF sono state inserite in molti progetti di ricerca per la valutazione delle caratteristiche produttive. Per lo studio di modelli e tecniche colturali adatti a rendere queste piantagioni competitive con le altre colture agrarie, è stata valutata l’attitudine produttiva di 4 cloni di pioppo e 4 di salice in un impianto misto a bassa densità con turno di 3-4 anni. Inoltre si è inteso valutare il comportamento di latifoglie quali Quercus robur L., Carpinus betulus L., Sorbus torminalis L. L’impianto è localizzato nel comune di Fiano Torinese (TO) dove il clima, piuttosto fresco, e la prossimità del torrente Ceronda, hanno consentito di evitare interventi irrigui, tuttavia nei periodi piovosi primaverili e autunnali il ristagno idrico ha rallentato l’accrescimento delle piante. Cloni di pioppo (Pegaso, Orion, 83.141.020 e 85-037) e di salice (Drago, Levante, S76008, SI64-017) sono stati messi a dimora secondo uno schema sperimentale a split-plot con 3 replicazioni di 50 piante per clone e sesto d’impianto di 2,80 x 0,40 m per le file a biomassa. Queste ultime sono alternate ogni due ad una fila di latifoglie. I rilievi biometrici, effettuati su ogni clone durante il riposo vegetativo della 4° stagione di impianto, sono: diametro fusto a 130 cm da terra, sopravvivenza, polloni/ceppaia, altezza delle piante, peso secco ricavato dall’abbattimento di 3 piante per clone. I risultati hanno evidenziato una bassa resa di biomassa secca ha-1 per tutte le specie; ciò è da imputare sia al clima piuttosto fresco della zona, sia al mancato controllo delle infestanti durante la stagione vegetativa; tali fattori hanno influito anche sulla crescita delle latifoglie di pregio. In base a dati storici, si osserva come solamente nell’ultimo anno le piante abbiano avuto uno sviluppo tipico per le SRF, venendo meno gli stress causati dalla competizione con le infestanti. Sono state individuate differenze di comportamento tra i vari genotipi. Il clone di salice più produttivo è SI64-017 con una media di 1,5 t/ha di sostanza secca. Tra i cloni di pioppo il più produttivo è Pegaso con una produttività di 1 t/ha di sostanza secca. In conclusione si può affermare che le SRF sono una valida alternativa nel panorama delle biomasse vegetali; tuttavia, per essere competitive, devono fornire alte rese produttive e pertanto è necessario impiantarle non solo in zone marginali, ma in terreni maggiormente vocati e sottoposte ad una corretta gestione colturale.
2010
IX Giornate Scientifiche SOI
Firenze
10-12 marzo 2010
17
129
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climate change; energia rinnovabile; piante arboree
Beccaro G.L.; Ghezzi M.; Cerutti A.K.; Facciotto G.
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