L’espressione “il mercato del vino” assume oggi uno scarso significato: esistono infatti molteplici mercati circoscrivibili a vini, produttori e consumatori estremamente diversificati. Anche le produzioni che dal vitigno nebbiolo discendono, realizzate sia nella Bassa Langa che al di fuori, soprattutto in Valle d’Aosta e in Valtellina, danno vita ad una pluralità di mercati diversi. Accomunati dallo stesso vitigno, autoctono e di lontanissime radici storiche, le produzioni in esame si diversificano per retrogusti, aromi, colore, corposità, occasioni di consumo. Grazie anche a capacità tecniche, creatività e, in alcuni casi, alla genialità dei vignaioli, sempre più orientati a moderare quella loro tradizionale tannicità e rugosità, questi vini sono riusciti a ritagliarsi ottimi spazi in segmenti caratterizzati da eccellente qualità, fino a quelli di massimo pregio (premium wines). La selezione delle aree viticole più idonee, accorgimenti tecnici adottati nella fase agronomica ed in quella di vinificazione e affinamento, nonché una sempre maggior attenzione alla valorizzazione mediante la caratterizzazione territoriale, sono alla base del successo che queste produzioni hanno conseguito ben al di fuori delle classiche aree di produzione, tanto che oggi assistiamo a molteplici esperienze produttive portate avanti in aree geografiche impensabili per i nostri nonni e bisnonni langaroli. Il mercato di questi vini si è ampliato nel tempo in quanto a volumi ed etichette, e più recentemente è andato incontro ad un processo di globalizzazione, con effetti positivi per quei produttori che hanno saputo organizzarsi e cavalcare l’onda del successo estero. Prove inequivocabili ne sono l’ascesa dei prezzi internazionali di Barolo e Barbaresco (e non solo), evidente nella seconda metà degli anni novanta e fino all’inizio del nuovo millennio, ed i consistenti investimenti in molte aziende per potenziare le produzioni adeguandole alle aspettative dei consumatori. L’inevitabile rovescio della medaglia si è però presentato puntualmente, rappresentato da una sempre maggior competizione esercitata dalle produzioni estere, caratterizzate in taluni casi da interessanti rapporti qualità/prezzo. Complici una domanda globale poco dinamica, sempre più segmentata e mutevole, e una concentrazione sempre più marcata nei sistemi distributivi esteri, l’effetto complessivo si è scaricato sui prezzi e sulle vendite, oggi non sempre del tutto soddisfacenti. La competitività rappresenta un problema di non facile soluzione di fronte a contesti produttivi caratterizzati da dimensioni aziendali e costi del lavoro assai poco favorevoli per i nostri produttori. Ma va detto che molti elementi agiscono in senso negativo anche al di fuori del contesto aziendale: strumenti per l’accesso ai mercati esteri spesso inadeguati, controlli insufficienti, contraffazioni o usi impropri di menzioni tradizionali: sono solo alcuni esempi degli innumerevoli nodi da risolvere per riuscire a guardare al futuro di queste aziende con un certo ottimismo. Impossibile per un singolo produttore riuscire ad incidere su questi vari fattori, in parte sfuggenti al suo controllo diretto. Occorrono, di supporto ad un’indispensabile capacità di scelta per quanto attiene a canali commerciali e marketing, azioni collettive portate avanti su fronti diversi, dalla realizzazione di reti o aggregazioni commerciali per raggiungere i mercati strategici, alla tutela delle denominazioni, ai controlli, alla comunicazione mirata in funzione dell’area geografica di consumo. Il tutto coordinato da una regia unitaria in grado di riorganizzare in modo efficace le azioni e le iniziative degli innumerevoli enti preposti al controllo e alla promozione dei nostri vini.

Il mercato dei vini da uve "Nebbiolo"

MAZZARINO, Simonetta
2006-01-01

Abstract

L’espressione “il mercato del vino” assume oggi uno scarso significato: esistono infatti molteplici mercati circoscrivibili a vini, produttori e consumatori estremamente diversificati. Anche le produzioni che dal vitigno nebbiolo discendono, realizzate sia nella Bassa Langa che al di fuori, soprattutto in Valle d’Aosta e in Valtellina, danno vita ad una pluralità di mercati diversi. Accomunati dallo stesso vitigno, autoctono e di lontanissime radici storiche, le produzioni in esame si diversificano per retrogusti, aromi, colore, corposità, occasioni di consumo. Grazie anche a capacità tecniche, creatività e, in alcuni casi, alla genialità dei vignaioli, sempre più orientati a moderare quella loro tradizionale tannicità e rugosità, questi vini sono riusciti a ritagliarsi ottimi spazi in segmenti caratterizzati da eccellente qualità, fino a quelli di massimo pregio (premium wines). La selezione delle aree viticole più idonee, accorgimenti tecnici adottati nella fase agronomica ed in quella di vinificazione e affinamento, nonché una sempre maggior attenzione alla valorizzazione mediante la caratterizzazione territoriale, sono alla base del successo che queste produzioni hanno conseguito ben al di fuori delle classiche aree di produzione, tanto che oggi assistiamo a molteplici esperienze produttive portate avanti in aree geografiche impensabili per i nostri nonni e bisnonni langaroli. Il mercato di questi vini si è ampliato nel tempo in quanto a volumi ed etichette, e più recentemente è andato incontro ad un processo di globalizzazione, con effetti positivi per quei produttori che hanno saputo organizzarsi e cavalcare l’onda del successo estero. Prove inequivocabili ne sono l’ascesa dei prezzi internazionali di Barolo e Barbaresco (e non solo), evidente nella seconda metà degli anni novanta e fino all’inizio del nuovo millennio, ed i consistenti investimenti in molte aziende per potenziare le produzioni adeguandole alle aspettative dei consumatori. L’inevitabile rovescio della medaglia si è però presentato puntualmente, rappresentato da una sempre maggior competizione esercitata dalle produzioni estere, caratterizzate in taluni casi da interessanti rapporti qualità/prezzo. Complici una domanda globale poco dinamica, sempre più segmentata e mutevole, e una concentrazione sempre più marcata nei sistemi distributivi esteri, l’effetto complessivo si è scaricato sui prezzi e sulle vendite, oggi non sempre del tutto soddisfacenti. La competitività rappresenta un problema di non facile soluzione di fronte a contesti produttivi caratterizzati da dimensioni aziendali e costi del lavoro assai poco favorevoli per i nostri produttori. Ma va detto che molti elementi agiscono in senso negativo anche al di fuori del contesto aziendale: strumenti per l’accesso ai mercati esteri spesso inadeguati, controlli insufficienti, contraffazioni o usi impropri di menzioni tradizionali: sono solo alcuni esempi degli innumerevoli nodi da risolvere per riuscire a guardare al futuro di queste aziende con un certo ottimismo. Impossibile per un singolo produttore riuscire ad incidere su questi vari fattori, in parte sfuggenti al suo controllo diretto. Occorrono, di supporto ad un’indispensabile capacità di scelta per quanto attiene a canali commerciali e marketing, azioni collettive portate avanti su fronti diversi, dalla realizzazione di reti o aggregazioni commerciali per raggiungere i mercati strategici, alla tutela delle denominazioni, ai controlli, alla comunicazione mirata in funzione dell’area geografica di consumo. Il tutto coordinato da una regia unitaria in grado di riorganizzare in modo efficace le azioni e le iniziative degli innumerevoli enti preposti al controllo e alla promozione dei nostri vini.
2006
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S. MAZZARINO
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