A partire dalla Vittoria d’Imeneo di Galuppi, andata in scena il 7 giugno 1750 per celebrare le nozze tra il futuro Vittorio Amedeo III di Savoia e Ferdinanda di Borbone, infanta di Spagna, le feste teatrali furono a Torino il genere cui più spesso si fece ricorso per solennizzare le visite di principi e sovrani stranieri e, soprattutto, i legami dinastici che nell’ultimo scorcio di secolo la monarchia riuscì a stringere con le corti di Vienna e Versailles nel tentativo di porre rimedio alla scomoda posizione in cui si trovava a seguito dell’inaspettato avvicinamento tra le due potenze, tradizionalmente nemiche. Il palcoscenico del Teatro Regio, considerato tra i più belli d’Europa, ospitò l’8 aprile 1771, per il matrimonio della principessa Giuseppina con il futuro Luigi XVIII, la «favola pastorale» Issea. Il 2 ottobre 1775 e il 2 maggio 1789, in occasione delle nozze di due futuri eredi al trono sabaudo (Carlo Emanuele IV e Vittorio Emanuele I), rispettivamente con Clotilde, figlia del Delfino di Francia, e Maria Teresa, figlia dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo (fratello di Giuseppe II), fu la volta delle «feste per musica» L’Aurora e Demetrio a Rodi. A celebrare in musica la «stirpe augusta ai più sublimi / troni d’Europa in imenei congiunta» fu in tutti e tre i casi Gaetano Pugnani, violinista di fama internazionale che nel 1769 aveva esordito come operista al King’s Theatre di Londra e che al ritorno in patria finì per assommare le principali cariche musicali (primo violino nelle orchestre della Regia Cappella e del Teatro Regio dal 1770, direttore generale della musica strumentale dal 1776, direttore della musica militare dal 1786). Sulla scorta della documentazione conservata in biblioteche e archivi italiani e stranieri, la relazione illustra le modalità dell’allestimento di questo genere di lavori presso la corte sabauda, la scelta dei soggetti (allusivi al contesto storico-politico, com’era lecito attendersi dato il loro carattere smaccatamente encomiastico), l’articolazione delle partiture e dei libretti (affidati ai poeti di corte Vittorio Amedeo Cigna Santi e Gian Domenico Boggio), con ampio spazio concesso agli inserti corali e coreutici: quei «cori troppo frequenti e i cori intrecciati coi balli» che – stando a Luigi Serio – non piacquero a Napoli in occasione dell’Adone e Venere (G. Boltri - G. Pugnani; Teatro San Carlo, 12 gennaio 1784) e che invece a Torino, piazza tutt’altro che insensibile alle coeve istanze di riforma, si apprezzavano particolarmente
Le feste teatrali di Gaetano Pugnani
COLTURATO, Annarita
2011-01-01
Abstract
A partire dalla Vittoria d’Imeneo di Galuppi, andata in scena il 7 giugno 1750 per celebrare le nozze tra il futuro Vittorio Amedeo III di Savoia e Ferdinanda di Borbone, infanta di Spagna, le feste teatrali furono a Torino il genere cui più spesso si fece ricorso per solennizzare le visite di principi e sovrani stranieri e, soprattutto, i legami dinastici che nell’ultimo scorcio di secolo la monarchia riuscì a stringere con le corti di Vienna e Versailles nel tentativo di porre rimedio alla scomoda posizione in cui si trovava a seguito dell’inaspettato avvicinamento tra le due potenze, tradizionalmente nemiche. Il palcoscenico del Teatro Regio, considerato tra i più belli d’Europa, ospitò l’8 aprile 1771, per il matrimonio della principessa Giuseppina con il futuro Luigi XVIII, la «favola pastorale» Issea. Il 2 ottobre 1775 e il 2 maggio 1789, in occasione delle nozze di due futuri eredi al trono sabaudo (Carlo Emanuele IV e Vittorio Emanuele I), rispettivamente con Clotilde, figlia del Delfino di Francia, e Maria Teresa, figlia dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo (fratello di Giuseppe II), fu la volta delle «feste per musica» L’Aurora e Demetrio a Rodi. A celebrare in musica la «stirpe augusta ai più sublimi / troni d’Europa in imenei congiunta» fu in tutti e tre i casi Gaetano Pugnani, violinista di fama internazionale che nel 1769 aveva esordito come operista al King’s Theatre di Londra e che al ritorno in patria finì per assommare le principali cariche musicali (primo violino nelle orchestre della Regia Cappella e del Teatro Regio dal 1770, direttore generale della musica strumentale dal 1776, direttore della musica militare dal 1786). Sulla scorta della documentazione conservata in biblioteche e archivi italiani e stranieri, la relazione illustra le modalità dell’allestimento di questo genere di lavori presso la corte sabauda, la scelta dei soggetti (allusivi al contesto storico-politico, com’era lecito attendersi dato il loro carattere smaccatamente encomiastico), l’articolazione delle partiture e dei libretti (affidati ai poeti di corte Vittorio Amedeo Cigna Santi e Gian Domenico Boggio), con ampio spazio concesso agli inserti corali e coreutici: quei «cori troppo frequenti e i cori intrecciati coi balli» che – stando a Luigi Serio – non piacquero a Napoli in occasione dell’Adone e Venere (G. Boltri - G. Pugnani; Teatro San Carlo, 12 gennaio 1784) e che invece a Torino, piazza tutt’altro che insensibile alle coeve istanze di riforma, si apprezzavano particolarmenteI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.