Introduzione. Prima parte: la narrazione è indispensabile all’interno della relazione infermiere-paziente, nella fattispecie, nell’accertamento infermieristico e nella formulazione delle diagnosi infermieristiche rappresenta la forma fenomenica con cui la persona sperimenta la malattia, facilita la comprensione, fornisce informazioni altrimenti difficilmente acquisibili; nell’assistenza promuove un approccio olistico, diventa essa stessa terapeutica, permette di sperimentare modalità assistenziali originali; nell’educazione al paziente è utile perché fondata sull’esperienza, incoraggia la riflessione, resta maggiormente impressa nella memoria. Seconda parte: in Pronto Soccorso (PS) spesso si evidenzia un’azione infermieristica maggiormente rivolta all’aspetto clinico e terapeutico, piuttosto che al paziente e alle sue esperienze ed emozioni; questo si manifesta in atteggiamenti standardizzati che sottovalutano, o negano, l’individualità, la soggettività e la dignità dei pazienti. Obiettivo. Valutare se la narrazione e l’analisi del vissuto di malattia e di cura in pazienti fragili che accedono al PS migliorano l’accoglienza e l’assistenza. Materiali e metodi. Ricerca fenomenologica. Gli strumenti di indagine sono stati una scheda osservazionale ed un’intervista semistrutturata somministrata ad un campione di 13 persone: 8 giovani e 5 anziani. Analisi delle interviste: quattro livelli, reazioni, frasi significative, tratti comuni e studio lessicometrico. Risultati. All’arrivo in PS le persone affermano di avere una bassa aspettativa delle prestazioni che riceveranno. Dopo l’accoglienza, a causa di tempi molto lunghi, le persone sperimentano un vissuto di noia, affaticamento e stanchezza. L’esplorazione dei contenuti di vita si è resa possibile, nonostante la criticità del contesto di pronto soccorso, tramite la narrazione. È emerso, nel paziente anziano, il tema della percezione della morte: il vissuto di profonda angoscia apre la possibilità ad un intervento d’aiuto che promuove il racconto autobiografico delle proprie emozioni. Attraverso la narrazione la persona si riappropria della capacità di espressione dei suoi pensieri e recupera la connessione con il sé. La buona intesa tra professionista e utente, riconosce al primo la possibilità di osservare le emozioni, i timori, le paure e in generale le sensazioni dell’altro, di cui si prende cura, migliorando l’assistenza. Conclusioni. La narrazione ha permesso di evidenziare nuove forze nel soggetto di cui l’infermiere si prende cura. L’ascolto dell’altro permette di ampliare spazi e tempi innanzitutto in se stessi. Nella capacità di riconoscersi, gli infermieri accolgono la storia dell’altro, rispondendo in parte al bisogno di umanità e di pienezza verso cui ogni animo tende. Nel dialogo, che si nutre di sguardi, di volti, di parole, di silenzi e di attese, si cela la possibilità del “raccontarsi” di diventare “affidarsi”
VISSUTI DI MALATTIA E DI CURA NELLA RELAZIONE D’AIUTO TRA INFERMIERE E PAZIENTE. GIOVANI ED ANZIANI RACCONTANO L’ACCOGLIENZA E L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA IN PRONTO SOCCORSO
Albanesi Beatrice
2011-01-01
Abstract
Introduzione. Prima parte: la narrazione è indispensabile all’interno della relazione infermiere-paziente, nella fattispecie, nell’accertamento infermieristico e nella formulazione delle diagnosi infermieristiche rappresenta la forma fenomenica con cui la persona sperimenta la malattia, facilita la comprensione, fornisce informazioni altrimenti difficilmente acquisibili; nell’assistenza promuove un approccio olistico, diventa essa stessa terapeutica, permette di sperimentare modalità assistenziali originali; nell’educazione al paziente è utile perché fondata sull’esperienza, incoraggia la riflessione, resta maggiormente impressa nella memoria. Seconda parte: in Pronto Soccorso (PS) spesso si evidenzia un’azione infermieristica maggiormente rivolta all’aspetto clinico e terapeutico, piuttosto che al paziente e alle sue esperienze ed emozioni; questo si manifesta in atteggiamenti standardizzati che sottovalutano, o negano, l’individualità, la soggettività e la dignità dei pazienti. Obiettivo. Valutare se la narrazione e l’analisi del vissuto di malattia e di cura in pazienti fragili che accedono al PS migliorano l’accoglienza e l’assistenza. Materiali e metodi. Ricerca fenomenologica. Gli strumenti di indagine sono stati una scheda osservazionale ed un’intervista semistrutturata somministrata ad un campione di 13 persone: 8 giovani e 5 anziani. Analisi delle interviste: quattro livelli, reazioni, frasi significative, tratti comuni e studio lessicometrico. Risultati. All’arrivo in PS le persone affermano di avere una bassa aspettativa delle prestazioni che riceveranno. Dopo l’accoglienza, a causa di tempi molto lunghi, le persone sperimentano un vissuto di noia, affaticamento e stanchezza. L’esplorazione dei contenuti di vita si è resa possibile, nonostante la criticità del contesto di pronto soccorso, tramite la narrazione. È emerso, nel paziente anziano, il tema della percezione della morte: il vissuto di profonda angoscia apre la possibilità ad un intervento d’aiuto che promuove il racconto autobiografico delle proprie emozioni. Attraverso la narrazione la persona si riappropria della capacità di espressione dei suoi pensieri e recupera la connessione con il sé. La buona intesa tra professionista e utente, riconosce al primo la possibilità di osservare le emozioni, i timori, le paure e in generale le sensazioni dell’altro, di cui si prende cura, migliorando l’assistenza. Conclusioni. La narrazione ha permesso di evidenziare nuove forze nel soggetto di cui l’infermiere si prende cura. L’ascolto dell’altro permette di ampliare spazi e tempi innanzitutto in se stessi. Nella capacità di riconoscersi, gli infermieri accolgono la storia dell’altro, rispondendo in parte al bisogno di umanità e di pienezza verso cui ogni animo tende. Nel dialogo, che si nutre di sguardi, di volti, di parole, di silenzi e di attese, si cela la possibilità del “raccontarsi” di diventare “affidarsi”File | Dimensione | Formato | |
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