Scopo del lavoro Malassezia pachydermatis è un lievito lipofilo potenziale causa secondaria/aggravante l’otite esterna nel cane, ma che può essere ritrovato anche in orecchie di animali sani. Per questo aspetto e la multifattorialità della patologia auricolare, spesso la valutazione della correlazione tra la popolazione di questo lievito e il segno clinico osservato risulta difficile. L’esame correntemente utilizzato è quello citologico, in cui si va a ricercare e conteggiare il numero di lieviti presenti per una valutazione semiquantitativa. Scopo del lavoro è stato quello di valutare il ruolo di Malassezia nell’otite esterna del cane contribuendo a validare i limiti semiquantitativi riconosciuti per attribuire un ruolo patogeno al lievito ritrovato in citologia auricolare. Materiali e metodi Sono state valutate singolarmente orecchie (n= 136) di animali sani e orecchie (n= 150) di animali portati a visita per segni di otite. La gravità del processo patologico veniva valutata attribuendo un punteggio ad alcuni segni clinici/otoscopici (prurito, dolore, odore “cattivo”, eritema, cerume ecc.). Venivano effettuati tamponi auricolari poi rotolati su vetrini da microscopia. Questi venivano fissati alla fiamma e colorati con Hemacolor®. Si procedeva ad osservazione a 40 X per valutare il numero medio di lieviti (Malassezia) in 5 campi diversi. Veniva effettuata anche una valutazione della presenza di batteri patogeni tramite citologia e successiva coltura. Si è proceduto a valutare la presenza di Malassezia nelle due popolazioni studiate utilizzando due cut-off (5 e 10) proposti in letteratura per definire il limite di “normalità” del numero di lieviti auricolare. Per gli animali con otite è stata poi valutata la correlazione tra gravità della sovracrescita di Malassezia e i corrispondenti scores di gravità clinica. Risultati Poche orecchie sane presentavano valori di Malassezia superiori ai limiti utilizzati: sei orecchie > 5 e tre > 10. Questi risultati conferivano alla valutazione citologica di Malassezia secondo i cut-off indicati un valore di specificità rispettivamente del 95,6 e 97,8 %. Dato che Malassezia è considerata una causa secondaria di otite e che questa può dunque verificarsi (almeno inizialmente) senza una compartecipazione del lievito (o di altri agenti patogeni, come i batteri) è stato più difficile valutare quale limite presentasse anche la migliore sensibilità. Per questo calcolo abbiamo quindi valutato i cut-off in base alla risposta alla terapia specifica antimicotica in orecchie con otite e sola presenza di Malassezia (n= 52, le altre sono state escluse o perché non contenevano Malassezia o perché avevano altri agenti patogeni, considerati come fattori di confondimento dell’analisi). E’ stato valutato come, utilizzando il limite di 5, ci fosse una differenza statisticamente significativa nel numero di orecchie che contemporaneamente guariva clinicamente e vedeva scendere sotto il cut-off Malassezia, rispetto ad orecchie che mantenevano sia i sintomi clinici sia il lievito (Test Chi-quadro 4,79; p = 0,028). Tale significatività non era presente se il cut-off veniva spostato a 10 (Test Chi-quadro 2,60; p = 0,11). Per ciò che concerne la correlazione tra gravità della sovracrescita del lievito e gravità dei segni clinici, il test di Pearson non restituiva un esito statisticamente significativo (p = 0,17). Conclusioni Tra i cut off studiati il migliore sembra essere quello di 5 lieviti per campo a 40X. E’, infatti, un limite che permette di mantenere un’elevata specificità e sensibilità. Per la valutazione di quest’ultima si è ricorsi alla valutazione della correlazione guarigione Malassezia/ guarigione clinica. In pratica, in termini più semplici, se il cut-off passava da 5 a 10, non venivano più considerate con sovracrescita alcune (n= 6) orecchie che pure guarivano in modo correlato alla scomparsa del lievito. Questo dimostrava che anche un basso numero di lieviti (tra 5 e 10) poteva essere correlato con la patologia auricolare presente. Il possibile ruolo patogeno anche a basse cariche e la mancata correlazione tra gravità dei segni clinici e grado di sovracrescita di Malassezia stanno ad indicare che nella patogenesi di questa infezione il dato semiquantitativo è solo uno degli aspetti, e che, similmente a quanto ipotizzato in letteratura, ci può essere una ipersensibilità al lievito stesso che esita in sintomi clinici anche gravi. Per questo motivo anche il limite di 5 elementi per campo, che pure rappresenta una buona indicazione per il giudizio del clinico, dovrebbe sempre essere preso come dato indicativo ed associato a elementi clinici, anamnestici, di razza ecc. Sarebbe auspicabile in futuro provare ad applicare metodiche diagnostiche alternative a tecniche quantitative, come skin-test, valutazione di IgE, di citochine infiammatorie ecc. Bibliografia Blackwell Science, Ltd Ginel PJ, Lucena R, Rodriguez JC, Ortega J. A semiquantitative cytological evaluation of normal and pathological samples from the external ear canal of dogs and cats. Veterinary Dermatology, 13, 151–156, 2002 Rosychuk RAW. Management of otitis externa. Veterinary Clinics of North America ; 24: 921–52, 1994 Rausch FE, Skinner GW. Incidence and treatment of budding yeast in canine otitis externa. Modern Veterinary Practice 59: 914–15, 1978 Scott DW, Miller WH, Griffin CE. Small Animal Dermatology, 6th edn. Philadelphia, WB Saunders Co, 2000
Malassezia in citologia auricolare: patogeno o commensale?
PASQUETTI, MARIO;PEANO, Andrea
2010-01-01
Abstract
Scopo del lavoro Malassezia pachydermatis è un lievito lipofilo potenziale causa secondaria/aggravante l’otite esterna nel cane, ma che può essere ritrovato anche in orecchie di animali sani. Per questo aspetto e la multifattorialità della patologia auricolare, spesso la valutazione della correlazione tra la popolazione di questo lievito e il segno clinico osservato risulta difficile. L’esame correntemente utilizzato è quello citologico, in cui si va a ricercare e conteggiare il numero di lieviti presenti per una valutazione semiquantitativa. Scopo del lavoro è stato quello di valutare il ruolo di Malassezia nell’otite esterna del cane contribuendo a validare i limiti semiquantitativi riconosciuti per attribuire un ruolo patogeno al lievito ritrovato in citologia auricolare. Materiali e metodi Sono state valutate singolarmente orecchie (n= 136) di animali sani e orecchie (n= 150) di animali portati a visita per segni di otite. La gravità del processo patologico veniva valutata attribuendo un punteggio ad alcuni segni clinici/otoscopici (prurito, dolore, odore “cattivo”, eritema, cerume ecc.). Venivano effettuati tamponi auricolari poi rotolati su vetrini da microscopia. Questi venivano fissati alla fiamma e colorati con Hemacolor®. Si procedeva ad osservazione a 40 X per valutare il numero medio di lieviti (Malassezia) in 5 campi diversi. Veniva effettuata anche una valutazione della presenza di batteri patogeni tramite citologia e successiva coltura. Si è proceduto a valutare la presenza di Malassezia nelle due popolazioni studiate utilizzando due cut-off (5 e 10) proposti in letteratura per definire il limite di “normalità” del numero di lieviti auricolare. Per gli animali con otite è stata poi valutata la correlazione tra gravità della sovracrescita di Malassezia e i corrispondenti scores di gravità clinica. Risultati Poche orecchie sane presentavano valori di Malassezia superiori ai limiti utilizzati: sei orecchie > 5 e tre > 10. Questi risultati conferivano alla valutazione citologica di Malassezia secondo i cut-off indicati un valore di specificità rispettivamente del 95,6 e 97,8 %. Dato che Malassezia è considerata una causa secondaria di otite e che questa può dunque verificarsi (almeno inizialmente) senza una compartecipazione del lievito (o di altri agenti patogeni, come i batteri) è stato più difficile valutare quale limite presentasse anche la migliore sensibilità. Per questo calcolo abbiamo quindi valutato i cut-off in base alla risposta alla terapia specifica antimicotica in orecchie con otite e sola presenza di Malassezia (n= 52, le altre sono state escluse o perché non contenevano Malassezia o perché avevano altri agenti patogeni, considerati come fattori di confondimento dell’analisi). E’ stato valutato come, utilizzando il limite di 5, ci fosse una differenza statisticamente significativa nel numero di orecchie che contemporaneamente guariva clinicamente e vedeva scendere sotto il cut-off Malassezia, rispetto ad orecchie che mantenevano sia i sintomi clinici sia il lievito (Test Chi-quadro 4,79; p = 0,028). Tale significatività non era presente se il cut-off veniva spostato a 10 (Test Chi-quadro 2,60; p = 0,11). Per ciò che concerne la correlazione tra gravità della sovracrescita del lievito e gravità dei segni clinici, il test di Pearson non restituiva un esito statisticamente significativo (p = 0,17). Conclusioni Tra i cut off studiati il migliore sembra essere quello di 5 lieviti per campo a 40X. E’, infatti, un limite che permette di mantenere un’elevata specificità e sensibilità. Per la valutazione di quest’ultima si è ricorsi alla valutazione della correlazione guarigione Malassezia/ guarigione clinica. In pratica, in termini più semplici, se il cut-off passava da 5 a 10, non venivano più considerate con sovracrescita alcune (n= 6) orecchie che pure guarivano in modo correlato alla scomparsa del lievito. Questo dimostrava che anche un basso numero di lieviti (tra 5 e 10) poteva essere correlato con la patologia auricolare presente. Il possibile ruolo patogeno anche a basse cariche e la mancata correlazione tra gravità dei segni clinici e grado di sovracrescita di Malassezia stanno ad indicare che nella patogenesi di questa infezione il dato semiquantitativo è solo uno degli aspetti, e che, similmente a quanto ipotizzato in letteratura, ci può essere una ipersensibilità al lievito stesso che esita in sintomi clinici anche gravi. Per questo motivo anche il limite di 5 elementi per campo, che pure rappresenta una buona indicazione per il giudizio del clinico, dovrebbe sempre essere preso come dato indicativo ed associato a elementi clinici, anamnestici, di razza ecc. Sarebbe auspicabile in futuro provare ad applicare metodiche diagnostiche alternative a tecniche quantitative, come skin-test, valutazione di IgE, di citochine infiammatorie ecc. Bibliografia Blackwell Science, Ltd Ginel PJ, Lucena R, Rodriguez JC, Ortega J. A semiquantitative cytological evaluation of normal and pathological samples from the external ear canal of dogs and cats. Veterinary Dermatology, 13, 151–156, 2002 Rosychuk RAW. Management of otitis externa. Veterinary Clinics of North America ; 24: 921–52, 1994 Rausch FE, Skinner GW. Incidence and treatment of budding yeast in canine otitis externa. Modern Veterinary Practice 59: 914–15, 1978 Scott DW, Miller WH, Griffin CE. Small Animal Dermatology, 6th edn. Philadelphia, WB Saunders Co, 2000I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.