Le dipendenze da sostanze mostrano rilevanti differenze di genere, che sono accomunate dalla medesima genesi bio-psico-sociale e interessano tutti gli stadi della dipendenza: i fattori di rischio, la prevalenza e le caratteristiche di uso, le modalità di accesso al trattamento, i trattamenti, e gli esiti. I fattori di rischio per la tossicodipendenza possono essere biologici, genetici, sociali, ambientali, e psicologici. Le condizioni dell’ambiente in cui si vive sono i principali determinanti dell’uso di sostanze e dello sviluppo della tossicodipendenza, sia nell’uomo sia nella donna. Tuttavia, mentre gli uomini hanno più frequentemente problemi della sfera sociale, le donne hanno più frequentemente problemi di tipo psicologico-psichiatrico. Le ragioni che spingono all’uso sono diverse nei due sessi: gli uomini usano sostanze per provare sensazioni forti e socializzare, le donne per reagire a situazioni di stress e placare l’ansia. L’uso di eroina, alcol e marijuana sono più frequenti negli uomini rispetto alle donne, e al contrario, le donne usano in misura maggiore sedativi e ansiolitici. Nonostante le donne inizino l’uso di sostanze ad un’età lievemente maggiore degli uomini, diventano dipendenti più velocemente e richiedono trattamenti in più breve tempo. Rispetto agli uomini le donne più frequentemente hanno figli e vivono con essi o sono sposate, separate, divorziate o vedove. Hanno un reddito più basso e sono più frequentemente disoccupate rispetto agli uomini. Differenze alla presa in carico sono evidenti anche per quanto riguarda le conseguenze del consumo di stupefacenti: negli uomini sono frequenti i comportamenti criminali, mentre le donne compiono meno reati ma tra di loro è diffuso il fenomeno della prostituzione. I percorsi terapeutici sono diversi in uomini e donne; in parte per la soggettività della richiesta, in parte per la differenza di offerta da parte dei servizi nei confronti di utenti maschi o femmine; questa differenza privilegia gli uomini, sia per quanto riguarda la qualità che la quantità dei trattamenti offerti: un esiguo numero di programmi è specifico per i bisogni del soggetto di sesso femminile, e i particolari bisogni sociali e biologici delle donne sono spesso ignorati. Lo studio VEdeTTE, a partire dal 1997, ha arruolato più di 10.454 eroinomani trattati in 115 SerT del territorio italiano e li ha seguiti nel tempo. Le analisi hanno confermato le importanti differenze di genere sia per quanto riguarda le caratteristiche generali, che la propensione, l’aderenza e l’esito dei trattamenti, e la mortalità. Alla presa in carico, le donne sono più giovani, più frequentemente coniugate, separate o divorziate e vedove rispetto agli uomini; e più spesso vivono con il partner o i figli. Hanno un livello di istruzione più elevato, ma più spesso sono disoccupate o non hanno un lavoro stabile. Una maggior proporzione di donne è HIV positiva o in AIDS conclamato e con maggior frequenza rispetto agli uomini scambiano siringhe e strumenti. Usano più ansiolitici e sedativi ma meno alcol, e più frequentemente hanno avuto una diagnosi psichiatrica aggiuntiva. Più frequentemente riferiscono depressione, comportamenti autolesivi e tentativi di suicidio. La psicoterapia è maggiormente prescritta alle donne, ed i trattamenti farmacologici agli uomini. I fattori indicativi di una maggiore gravità della dipendenza sono predittivi dell’abbandono del trattamento tra le donne, mentre le alte dosi di metadone e l’associazione del trattamento farmacologico con la psicoterapia migliorano la ritenzione in trattamento in entrambi i generi. La comunità terapeutica è più frequentemente abbandonata dalle donne, soprattutto nel periodo immediatamente successivo all’ingresso, ed il basso livello di istruzione e la severità della dipendenza tra le donne e la giovane età tra gli uomini sono fattori predittivi dell’abbandono. In conclusione, anche la coorte VEdeTTE condotta in Italia conferma le rilevanti differenze di genere nei fattori di rischio, nelle condizioni cliniche e sociali, nei trattamenti e nei determinanti dell’abbandono del trattamento, e conferma una maggiore gravità delle donne eroinomani rispetto agli uomini, e la necessità di un approccio di genere nel trattamento.

Il fenomeno delle dipendenze nella donna: aspetti epidemiologici, biologici, socio-ambientali, clinici, comportamentali

Vigna-Taglianti F.;Elisabetta Versino;Franca Beccaria;
2017-01-01

Abstract

Le dipendenze da sostanze mostrano rilevanti differenze di genere, che sono accomunate dalla medesima genesi bio-psico-sociale e interessano tutti gli stadi della dipendenza: i fattori di rischio, la prevalenza e le caratteristiche di uso, le modalità di accesso al trattamento, i trattamenti, e gli esiti. I fattori di rischio per la tossicodipendenza possono essere biologici, genetici, sociali, ambientali, e psicologici. Le condizioni dell’ambiente in cui si vive sono i principali determinanti dell’uso di sostanze e dello sviluppo della tossicodipendenza, sia nell’uomo sia nella donna. Tuttavia, mentre gli uomini hanno più frequentemente problemi della sfera sociale, le donne hanno più frequentemente problemi di tipo psicologico-psichiatrico. Le ragioni che spingono all’uso sono diverse nei due sessi: gli uomini usano sostanze per provare sensazioni forti e socializzare, le donne per reagire a situazioni di stress e placare l’ansia. L’uso di eroina, alcol e marijuana sono più frequenti negli uomini rispetto alle donne, e al contrario, le donne usano in misura maggiore sedativi e ansiolitici. Nonostante le donne inizino l’uso di sostanze ad un’età lievemente maggiore degli uomini, diventano dipendenti più velocemente e richiedono trattamenti in più breve tempo. Rispetto agli uomini le donne più frequentemente hanno figli e vivono con essi o sono sposate, separate, divorziate o vedove. Hanno un reddito più basso e sono più frequentemente disoccupate rispetto agli uomini. Differenze alla presa in carico sono evidenti anche per quanto riguarda le conseguenze del consumo di stupefacenti: negli uomini sono frequenti i comportamenti criminali, mentre le donne compiono meno reati ma tra di loro è diffuso il fenomeno della prostituzione. I percorsi terapeutici sono diversi in uomini e donne; in parte per la soggettività della richiesta, in parte per la differenza di offerta da parte dei servizi nei confronti di utenti maschi o femmine; questa differenza privilegia gli uomini, sia per quanto riguarda la qualità che la quantità dei trattamenti offerti: un esiguo numero di programmi è specifico per i bisogni del soggetto di sesso femminile, e i particolari bisogni sociali e biologici delle donne sono spesso ignorati. Lo studio VEdeTTE, a partire dal 1997, ha arruolato più di 10.454 eroinomani trattati in 115 SerT del territorio italiano e li ha seguiti nel tempo. Le analisi hanno confermato le importanti differenze di genere sia per quanto riguarda le caratteristiche generali, che la propensione, l’aderenza e l’esito dei trattamenti, e la mortalità. Alla presa in carico, le donne sono più giovani, più frequentemente coniugate, separate o divorziate e vedove rispetto agli uomini; e più spesso vivono con il partner o i figli. Hanno un livello di istruzione più elevato, ma più spesso sono disoccupate o non hanno un lavoro stabile. Una maggior proporzione di donne è HIV positiva o in AIDS conclamato e con maggior frequenza rispetto agli uomini scambiano siringhe e strumenti. Usano più ansiolitici e sedativi ma meno alcol, e più frequentemente hanno avuto una diagnosi psichiatrica aggiuntiva. Più frequentemente riferiscono depressione, comportamenti autolesivi e tentativi di suicidio. La psicoterapia è maggiormente prescritta alle donne, ed i trattamenti farmacologici agli uomini. I fattori indicativi di una maggiore gravità della dipendenza sono predittivi dell’abbandono del trattamento tra le donne, mentre le alte dosi di metadone e l’associazione del trattamento farmacologico con la psicoterapia migliorano la ritenzione in trattamento in entrambi i generi. La comunità terapeutica è più frequentemente abbandonata dalle donne, soprattutto nel periodo immediatamente successivo all’ingresso, ed il basso livello di istruzione e la severità della dipendenza tra le donne e la giovane età tra gli uomini sono fattori predittivi dell’abbandono. In conclusione, anche la coorte VEdeTTE condotta in Italia conferma le rilevanti differenze di genere nei fattori di rischio, nelle condizioni cliniche e sociali, nei trattamenti e nei determinanti dell’abbandono del trattamento, e conferma una maggiore gravità delle donne eroinomani rispetto agli uomini, e la necessità di un approccio di genere nel trattamento.
2017
Workshop dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) della Provincia di Torino “Comportamenti da dipendenza con e senza uso di sostanze nel genere femminile”
Torino
10-11 febbraio 2017
Abstract book
1
1
Vigna-Taglianti F., Federica Mathis, Elisabetta Versino, Marina Garneri, Mara Rotelli, Franca Beccaria, Anna Picciolini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1709846
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