Introduzione L'uso di sostanze psicoattive, tra cui tabacco e alcol, è attualmente la principale causa di problemi per la salute nei paesi sviluppati. In Europa, il fumo di tabacco è responsabile del 27-32% dei decessi tra i maschi e del 4-7% dei decessi fra le donne, a seconda dell’area geografica considerata, e l’alcool causa il 14.6% delle morti premature. Uno studio canadese ha messo in evidenza che l’abuso di sostanze causa complessivamente il 31% delle morti, e il 25% degli anni di vita persi, oltre che il 19.5% dei giorni di ospedalizzazione sotto i 70 anni di età. Nella Comunità Europea il fumo di tabacco, da solo, è responsabile di 520 000 morti l'anno. Oltre all'impatto diretto sulla salute, l'uso di sostanze psicoattive determina effetti in termini di sicurezza personale, di salute mentale e di benessere sociale. La dipendenza da sostanze è oggi considerata una patologia cronica, recidivante, caratterizzata dagli effetti dell'uso prolungato della sostanza e dai disturbi comportamentali determinati dalla sua ricerca compulsiva. Questa definizione accomuna la dipendenza da droghe, da alcool e da tabacco. Obiettivo di questo lavoro è descrivere gli interventi e le strategie efficaci al fine di prevenire le dipendenze da sostanze psicoattive. Materiali e metodi Overview di pubblicazioni secondarie, quali revisioni sistematiche, rapporti di agenzie internazionali e linee guida, identificate consultando la Cochrane Library, Medline, i siti Internet delle principali agenzie internazionali interessate alle tematiche relative all’uso di sostanze, NICE, CDC, Unione Europea, OMS, SIGN, NIDA e EMCDDA. Sugli interventi per i quali non sono stati trovati riferimenti nelle pubblicazioni secondarie, sono stati cercati studi di valutazione, RCT qualora l’intervento fosse randomizzabile, altri disegni di studio per interventi non randomizzabili (ITS, B&A etc). Risultati Campagne di mass media. Gli studi di valutazione di questi interventi non sono frequenti, e si tratta per lo più di studi Before&After. Le principali revisioni sembrano concludere che si tratta di interventi efficaci per la cessazione del fumo e per la prevenzione di alcool e fumo. Alcune condizioni sembrano aumentare l’efficacia, come l’intensità, la contemporanea attivazione di altri interventi (p.e. scolastici). Sono in generale utili sia per modificare il normative belief (la percezione di prevalenza del fenomeno nella popolazione) e per concentrare l’attenzione dell’agenda politica sui relativi oggetti. Le campagne sulle droghe illegali non hanno evidenze di efficacia, e alcune valutazioni suggeriscono un loro possibile effetto boomerang. Politiche di prezzo e disponibilità. L’aumento del prezzo dei prodotti del tabacco e delle bevande alcoliche, attraverso le accise, sono uno strumento potente di riduzione dell’incidenza di nuovi utilizzatori e di riduzione di uso degli attuali utilizzatori. Un aumento del 10% del prezzo delle sigarette determina una riduzione del 2.5-5.0% dell’uso, mentre un corrispondente aumento del prezzo delle bevande alcoliche determina una riduzione della mortalità per cirrosi di 8.3-12.8%. Le politiche di disponibilità, in particolare le restrizioni delle vendite di generi del tabacco e di alcolici, per età o fasce orarie o ancora in condizioni particolari, sono efficaci, a condizione che vengano effettuati interventi di controllo e di supporto. Luoghi di lavoro. Le policy che regolano l’uso degli alcolici e di tabacco nei luoghi di lavoro hanno un effetto sia diretto sul consumo di alcool e sigarette e sulla salute come ad esempio sugli incidenti stradali, che indiretto, sul normative belief della popolazione, contribuendo alla riduzione dell’incidenza di nuovi consumatori. Interventi scolastici. Gli interventi scolastici sembrano principalmente efficaci contro alcool e droghe, mentre sul fumo di tabacco sembrano avere effetti limitati al breve periodo. Questo presumibilmente a causa della maggiore pressione sociale al fumo. In particolare poi soltanto gli interventi basati sulle teorie della social influence sono efficaci, mentre quelli informativi, in particolare se basati su lezioni frontali, hanno numerose prove di inefficacia. Altri interventi. Gli interventi famigliari si sono dimostrati efficaci, in particolare sull’uso di alcool e di droghe, ma, a causa del loro elevato costo, sono riservati ai giovani a rischio. In generale sembrano efficaci i programmi multicomponenti, in cui cioè, numerosi interventi efficaci vengono disseminati a livello di una popolazione. Discussione Tre riflessioni possono essere tentate sulla base dei dati sopra brevemente sintetizzati. La prima è che gli interventi di prevenzioni dell’uso di sostanze psicoattive sono lungi dall’avere la ricchezza che ci si aspetterebbe sulla base della rilevanza dei problemi di salute relativi. Le metodologie di valutazione sembrano ancora grezze per quanto riguarda gli interventi non randomizzabili (normative, modifiche dei prezzi dei prodotti, etc), seppure i dati disponibili suggeriscano che si tratta degli interventi con il migliore rapporto costo/efficacia. Questa riflessioni sottolinea la necessità di definire criteri di efficacia per gli interventi di sanità pubblica diversi da quelli propri degli interventi clinici. L’impossibilità di realizzare una valutazione randomizzata deve indirizzare verso adeguati studi di valutazione rigorosi. Dall’altra parte però la dimostrazione di efficacia ottenuta tramite questi studi dovrebbe permettere di riconoscere come efficace l’intervento al pari di quelli valutati da studi randomizzati. La seconda è che, almeno per alcool e tabacco, gli interventi di popolazione sembrano avere un più favorevole costo/efficacia rispetto a quelli individuali, come quelli scolastici o famigliari. La terza è che, nonostante la povertà prima discussa, sono disponibili per il policy maker informazioni sufficienti per costruire strategie complesse di prevenzione basate su programmi e interventi dotati di prove di efficacia. L’alibi dell’assenza di prove di efficacia, o dell’inefficacia della prevenzione tout court, spesso usato per giustificare la scarsità di risorse assegnate alla prevenzione, può essere facilmente smontato.

Strategie e interventi per la prevenzione primaria delle dipendenze patologiche

VIGNA-TAGLIANTI, Federica
2008-01-01

Abstract

Introduzione L'uso di sostanze psicoattive, tra cui tabacco e alcol, è attualmente la principale causa di problemi per la salute nei paesi sviluppati. In Europa, il fumo di tabacco è responsabile del 27-32% dei decessi tra i maschi e del 4-7% dei decessi fra le donne, a seconda dell’area geografica considerata, e l’alcool causa il 14.6% delle morti premature. Uno studio canadese ha messo in evidenza che l’abuso di sostanze causa complessivamente il 31% delle morti, e il 25% degli anni di vita persi, oltre che il 19.5% dei giorni di ospedalizzazione sotto i 70 anni di età. Nella Comunità Europea il fumo di tabacco, da solo, è responsabile di 520 000 morti l'anno. Oltre all'impatto diretto sulla salute, l'uso di sostanze psicoattive determina effetti in termini di sicurezza personale, di salute mentale e di benessere sociale. La dipendenza da sostanze è oggi considerata una patologia cronica, recidivante, caratterizzata dagli effetti dell'uso prolungato della sostanza e dai disturbi comportamentali determinati dalla sua ricerca compulsiva. Questa definizione accomuna la dipendenza da droghe, da alcool e da tabacco. Obiettivo di questo lavoro è descrivere gli interventi e le strategie efficaci al fine di prevenire le dipendenze da sostanze psicoattive. Materiali e metodi Overview di pubblicazioni secondarie, quali revisioni sistematiche, rapporti di agenzie internazionali e linee guida, identificate consultando la Cochrane Library, Medline, i siti Internet delle principali agenzie internazionali interessate alle tematiche relative all’uso di sostanze, NICE, CDC, Unione Europea, OMS, SIGN, NIDA e EMCDDA. Sugli interventi per i quali non sono stati trovati riferimenti nelle pubblicazioni secondarie, sono stati cercati studi di valutazione, RCT qualora l’intervento fosse randomizzabile, altri disegni di studio per interventi non randomizzabili (ITS, B&A etc). Risultati Campagne di mass media. Gli studi di valutazione di questi interventi non sono frequenti, e si tratta per lo più di studi Before&After. Le principali revisioni sembrano concludere che si tratta di interventi efficaci per la cessazione del fumo e per la prevenzione di alcool e fumo. Alcune condizioni sembrano aumentare l’efficacia, come l’intensità, la contemporanea attivazione di altri interventi (p.e. scolastici). Sono in generale utili sia per modificare il normative belief (la percezione di prevalenza del fenomeno nella popolazione) e per concentrare l’attenzione dell’agenda politica sui relativi oggetti. Le campagne sulle droghe illegali non hanno evidenze di efficacia, e alcune valutazioni suggeriscono un loro possibile effetto boomerang. Politiche di prezzo e disponibilità. L’aumento del prezzo dei prodotti del tabacco e delle bevande alcoliche, attraverso le accise, sono uno strumento potente di riduzione dell’incidenza di nuovi utilizzatori e di riduzione di uso degli attuali utilizzatori. Un aumento del 10% del prezzo delle sigarette determina una riduzione del 2.5-5.0% dell’uso, mentre un corrispondente aumento del prezzo delle bevande alcoliche determina una riduzione della mortalità per cirrosi di 8.3-12.8%. Le politiche di disponibilità, in particolare le restrizioni delle vendite di generi del tabacco e di alcolici, per età o fasce orarie o ancora in condizioni particolari, sono efficaci, a condizione che vengano effettuati interventi di controllo e di supporto. Luoghi di lavoro. Le policy che regolano l’uso degli alcolici e di tabacco nei luoghi di lavoro hanno un effetto sia diretto sul consumo di alcool e sigarette e sulla salute come ad esempio sugli incidenti stradali, che indiretto, sul normative belief della popolazione, contribuendo alla riduzione dell’incidenza di nuovi consumatori. Interventi scolastici. Gli interventi scolastici sembrano principalmente efficaci contro alcool e droghe, mentre sul fumo di tabacco sembrano avere effetti limitati al breve periodo. Questo presumibilmente a causa della maggiore pressione sociale al fumo. In particolare poi soltanto gli interventi basati sulle teorie della social influence sono efficaci, mentre quelli informativi, in particolare se basati su lezioni frontali, hanno numerose prove di inefficacia. Altri interventi. Gli interventi famigliari si sono dimostrati efficaci, in particolare sull’uso di alcool e di droghe, ma, a causa del loro elevato costo, sono riservati ai giovani a rischio. In generale sembrano efficaci i programmi multicomponenti, in cui cioè, numerosi interventi efficaci vengono disseminati a livello di una popolazione. Discussione Tre riflessioni possono essere tentate sulla base dei dati sopra brevemente sintetizzati. La prima è che gli interventi di prevenzioni dell’uso di sostanze psicoattive sono lungi dall’avere la ricchezza che ci si aspetterebbe sulla base della rilevanza dei problemi di salute relativi. Le metodologie di valutazione sembrano ancora grezze per quanto riguarda gli interventi non randomizzabili (normative, modifiche dei prezzi dei prodotti, etc), seppure i dati disponibili suggeriscano che si tratta degli interventi con il migliore rapporto costo/efficacia. Questa riflessioni sottolinea la necessità di definire criteri di efficacia per gli interventi di sanità pubblica diversi da quelli propri degli interventi clinici. L’impossibilità di realizzare una valutazione randomizzata deve indirizzare verso adeguati studi di valutazione rigorosi. Dall’altra parte però la dimostrazione di efficacia ottenuta tramite questi studi dovrebbe permettere di riconoscere come efficace l’intervento al pari di quelli valutati da studi randomizzati. La seconda è che, almeno per alcool e tabacco, gli interventi di popolazione sembrano avere un più favorevole costo/efficacia rispetto a quelli individuali, come quelli scolastici o famigliari. La terza è che, nonostante la povertà prima discussa, sono disponibili per il policy maker informazioni sufficienti per costruire strategie complesse di prevenzione basate su programmi e interventi dotati di prove di efficacia. L’alibi dell’assenza di prove di efficacia, o dell’inefficacia della prevenzione tout court, spesso usato per giustificare la scarsità di risorse assegnate alla prevenzione, può essere facilmente smontato.
2008
XXX Convegno dell’Associazione Italiana di Epidemiologia
Milano, Italia
4-6 ottobre 2008
Atti del XXX Convegno dell’Associazione Italiana di Epidemiologia: Epidemiologia per la Prevenzione
AIE
156
156
http://www.epidemiologia.it/?q=node/279
Faggiano F; Vigna-Taglianti F.
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